[Io ho letto l'edizione uscita nel 2003 in edicola, con il quotidiano La Repubblica, ma la traduzione è la stessa dell'edizione Mondadori.]
Titolo: Fahrenheit 451
Titolo originale: Fahrenheit 451
Autore: Ray Bradbury
Traduttore: Giorgio Monicelli
Data di uscita: 2003
Editore: Gruppo Editorale l'Espresso (collana La biblioteca di Repubblica - Novecento)
Pagine: 190
Trama: In una indeterminata e supertecnologica civiltà del futuro, un regime totalitario inteso a garantire la "felicità" dei suoi sudditi vieta severamente di detenere e di leggere libri; chiunque ne sia trovato in possesso viene arrestato, e i libri e la sua casa bruciati da Vigili del Fuoco demandati, anziché a spegnere, ad appiccare incendi. Il protagonista Montag, dapprima zelante esecutore, comincia a poco a poco a nutrire dei dubbi sul suo lavoro, anche perché una giovane apparentemente "pazza" incontrata per caso turba profondamente le sue convinzioni.
Il mio commento
Questa non è recensione vera e propria. L'idea iniziale (l'avevo scritto anche qui) era di rinunciare a prescindere, di non scrivere nulla, perché certi libri sono talmente grandi e folgoranti e indispensabili, che si commentano già da soli. Però poi ho pensato a questo spazietto che mi sono ricavato sul web, a tutta la passione che sto cercando di infilarci dentro, e mi sono detto "perché non lasciare qualcosa di scritto, qualche pensiero, qualche sensazione, non tanto per gli altri, ma per me, da rileggere magari in futuro?" Ed eccomi qua. Non fate quindi troppo caso alle frasi sconnesse e senza senso che magari leggerete, è questo Libro che lascia un po' scombussolati.
Tra i buoni propositi che faccio a ogni inizio anno, mi riprometto sempre di recuperare qualche "classico" della letteratura. Un po' per migliorarmi e acculturarmi, ma un po' anche per conoscere libri e scrittori che ci portiamo dietro da tanto, per cercare di capire quali possano essere gli aspetti che fan sì che un libro attraversi così tanti anni, guerre, generazioni, eventi, e comunque riesca a uscirne indenne. Eppure finisco sempre per rimandarne la lettura.
Me ne rendo conto, ho dei pregiudizi nei loro confronti. Forse ciò è dovuto un po' anche alla scuola, o meglio, ad alcuni docenti poco appassionati, che invece di prepararti, accompagnarti, seguirti nella lettura di questi libri, fanno l'esatto opposto: con le loro noiose lezioni preimpostate, un po' ti inculcano l'idea che siano delle robe enormi, pesanti, difficili, e quindi poco accessibili, per non parlare di quelle "letture obbligatorie" estive, che già solo perché sono imposte, sai perfettamente che ti ammorberanno e sfiniranno. Poi, però, cresci e ti capitano tra le mani libri di una tale potenza, di una tale bellezza, che subito ti vien da pensare, "ma quanto sono stato cretino all'epoca a non...?".
Ecco. Mi era capitato anni fa con Bulgakov e il suo monumentale Il Maestro e Margherita (tra l'altro, anche lì c'era un libro bruciato... sarà un caso?!). E ora con questo Fahrenheit 451, che -sarà brutto dirlo ma- ho deciso finalmente di leggere solo quando ho sentito della morte del suo autore.
Bradbury immagina una società del futuro in cui, per garantire la felicità della popolazione, si cerca di rendere tutti uguali, di omologare il pensiero, anzi, di cancellarlo proprio, di cancellare il libero arbitrio, la possibilità di scelta, di decisione. E qual è il modo migliore affinché ciò sia possibile? Una cosa semplice, ma geniale: rendere illegali i libri, la loro lettura e il loro possesso. Bruciare i libri.
Perché i libri sono... pericolosi.
Si teme sempre ciò che non ci è familiare. Chi di non ha avuto in classe, da ragazzini, il solito prima della classe, il ragazzo dalla intelligenza superiore, che sapeva sempre rispondere alle domande più astruse mentre gli altri restavano seduti come tanti idoli di legno, odiandolo con tutta l'anima? Non era sempre questo ragazzino superiore che sceglievi per le scazzottature e i tormenti del doposcuola? Per forza! Noi dobbiamo essere tutti uguali. Non è che ognuno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno vien fatto uguale. Ogni essere umano a immagine e somiglianza di ogni altro; dopo di che tutti sono felici, perché non ci sono montagne che ci scoraggino con la loro altezza da superare, non montagne sullo sfondo delle quali si debba misurare la nostra statura! Ecco perché un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme! Rendiamo inutile l'arma. Castriamo la mente dell'uomo. Chi sa chi potrebbe essere il bersaglio dell'uomo istruito?Insomma, basta poco: prendersi l'immaginazione, la fantasia, i sogni. E non ci vuole nemmeno chissà quale marchingegno astruso, basta del semplice fuoco. E puff, tutto sparisce. Poi ci aggiungi un po' di televisione, che ti avvolge (letteralmente) e ti risucchia nella sua "famiglia", ed è fatta, hai il pieno controllo della popolazione.
La maggior parte di noi non può correre qua e là notte e giorno, parlare con tutti, conoscere tutte le città della terra, non abbiamo tempo, denaro, nemmeno tanti amici. Le cose che voi cercate, Montag, sono su questa terra, ma il solo modo per cui l'uomo media potrà vederne il novantanove per cento sarà un libro.
Addirittura i figli sono un peso, una disgrazia. Ma tanto... ci pensa la televisione, no? Un po' come oggi, d'altronde. Bradbury ci aveva visto bene.
Li tengo a scuola nove giorni su dieci e devo combattere con loro soltanto tre giorni al mese, quando vengono a casa [...]. Li sbatto in salotto e giro la manopola delle pareti. È come lavare dei vestiti in lavatrice: riempi la vasca di roba da lavare e chiudi ben bene il coperchio.Devo essere sincero, il primo approccio con questo romanzo è stato disturbante, fastidioso: ho riletto più di una volta le prime quindici pagine, mi sembrava di non capire (complice qualche termine che non conoscevo), di non riuscire ad entrare nella storia, immedesimarmi nei personaggi. Poi, però, andando avanti, inizi ad abituarti alla sua scrittura, e diventa praticamente impossibile non lasciarti trascinare da questo fiume in piena.
Vi ho ritrovato un po' del mio scrittore preferito, Saramago. La stessa abilità nel rivoltare il mondo e l'animo umano, la stessa poeticità, anche nel narrare "cose brutte", la stessa vena nostalgica, quel non-so-che che ti si appiglia alle viscere e vi si stanzia.
Di una cosa sono sicuro: Fahrenheit 451 è uno di quei pochi, anzi rari, libri che ti capitano tra le mani un po' per caso, quando non te li aspetti, ma che poi diventano dei punti di riferimento che ti porti dietro per tutta la vita. È un vero e proprio monumento al libro, un inno alla letteratura e alla lettura, che possono essere messe da parte, quasi dimenticate, ma che comunque, in un modo o nell'altro, ti forgiano, e rimangono, anche quando l'uomo non ci sarà più, sarà decaduto, si starà scavato la fossa da solo. Un libro devastante, forte, incredibile. Imperdibile. E fondamentale.
C'era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni ci costruiva una pira e ci s'immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta. Conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l'altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi funebri e di saltarci sopra, Ad ogni generazione, raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che si ricorda.
Mi rendo conto che davanti a certi libri non ci sono parole in grado di descriverli come vorremmo, ma se non dedicavi un post a Fahrenheit... eri da denunciare!!!
RispondiEliminaE nonostante le tue titubanze hai reso molto bene le sensazioni che ti ha trasmesso.
Il film l'hai visto?
Ahah! Addirittura la denuncia?! Allora alla fine ho fatto bene a provarci a scrivere qualcosa... ;P
EliminaComunque no, il film non l'ho ancora visto... ma ora che ho letto il libro, mi tocca assolutamente recuperarlo!
Grandissimo libro...anche io ci ho messo un pò per ingranare ma poi...
RispondiEliminaFai bene a riprometterti ogni anno il recupero dei classici...io ho addirittura organizzato una sfida su anobii per recuperarne diversi...:-)
:) Anche io sto partecipando ad una sfida anobiiana per recuperare qualche classico durante l'anno!
EliminaBellissima recensione, degna del libro. *__*
RispondiEliminaSottoscrivo ogni singola parola.
Non amo (non credevo di amare?) tanto il genere, ma di fronte a dei Capolavori così, che per di più, come dici bene tu, sono degli inni ai libri e alla lettura... non puoi far altro che abbassare la testa e inchinarti.
Chapeau.
[anche a te che l'hai ben commentato :)]
Eeeh, troppo buona, te sei di parte mi sa! :P
EliminaPerò, il fatto che un libro appartenga ad un "genere" a volte non significa davvero nulla. Te l'ho già detto, e continuerò a ripetertelo fino allo sfinimento! ;D
E a forza di sentirtelo dire, mi sa che comincio a crederci ;p
EliminaUno dei classici che mi manca - ma che non mancherò di recuperare, senza alcun dubbio.
RispondiEliminaIl tuo commento è davvero bello, rende in modo chiarissimo quello che hai provato nel corso della lettura :)
L'ho iniziato a leggere l'anno scorso e mi sono fermata, sono talmente ubriaca dei libri che ho, che non seguo un filo logico.
RispondiEliminaIl motivo per cui possiedo questo libro però risiede in un percorso tematico che feci tempo fa, tramite il quale arrivai a questo autore e capii che genere e argomento tratta.
Il totalitarismo e la coercizione psicologica, atti a semplificare il pensiero dell'individuo in modo da spersonalizzarlo e privarlo della capacità critica per ragionare e rendersi conto di cosa sia giusto e cosa sbagliato, sono dei temi che mi toccano da vicino.
La mia parola preferita è libertà e tutti i libri che raccontano qualcosa a proposito mi interessano.
Ovviamente nel percorso tematico di cui sopra, entra 1984, che è forse uno dei miei libri preferiti e, per altro, si avvicina parecchio a Farenheiht.
E' agghiacciante e, allo stesso tempo, fortissimo leggere un libro così: temere tanto i libri da immaginare un mondo dove vengono bruciati perché costituiscono una minaccia che apre troppo la mente di chi li legge mi fa sentire forte.
Vorrò sempre un libro accanto a me, con me, affianco a me.
In ogni passo della mia vita!
I libri sono sapienza.
Ehi Matteo. ^^
RispondiEliminaIeri sera ho beccato per caso il film di Fahreneheit 451 (fortunatamente appena iniziato) e, ricordandomi del tuo commento, ho deciso di guardarlo.
Ammetto di non aver afferrato molte cose (era pur sempre l'una di notte), ma devo dire che quello che ho visto mi è piaciuto molto.
Anche se la tua recensione mi spaventa un pò, penso proprio che leggerò il libro. (;