Gli incubi dei pesci rossi è una rubrica della mia amica 21 grammi, in cui troverete i suoi "farfugliamenti, le cose personali, le improvvisazioni imperfette e sbavate", insomma... commenti e pensieri di pancia, quello che le viene dal di dentro durante o dopo le sue letture. Le ho dato carta bianca, e lascio a lei la parola...
- Matteo
E poi ci sono loro, i libri che ti annientano.
Quelli che ti lasciano il cuore in subbuglio,
rimescolato.
Di quale bestia si parla, in questo romanzo? Qual
è quella evocata dal titolo? Me lo sono chiesta più volte, leggendo (non ho
visto il film, né avevo letto nulla a riguardo); prima, durante, e dopo
la lettura.
E la risposta, quella immediata, arriva, certo.
Atroce, sì. Brutale, anche. Insperata, sicuramente, ma non inaspettata, perché
gli elementi ci sono tutti. Vorremmo solo che non fosse così. Non si vorrebbe
mai, che fosse così.
Sarebbe riduttivo, però, limitarla a quella,
secondo me. Penso che, invece, si debba parlare di più bestie. Di tante bestie
quante ne sono i personaggi.
Ognuno, la propria. Come nella vita.
[...] la mia condizione è di perenne malinconia per qualcosa che non c'è più, un mondo che conoscevo bene e amavo è scomparso, posso solo immaginarlo, tenermi stretti i ricordi che mi ha lasciato.
C'è Franco, il sognatore che si arrende, e che si
sorprende di quanto, a volte, la resa possa essere dolce; che è sbaragliato dal
comportamento confuso di Sabina, e mette il piede in fallo, come troppi uomini avrebbero
fatto nella sua stessa situazione.
C’è Maria, con la sua anima squarciata in due
dall'abbandono, che tra il fumo delle sue sigarette intravede una mano bianca,
la chiave di volta della sua esistenza; sorride meravigliata, e io con lei
compiaciuta, al pensiero di quale ‘forma’ possa assumere il destino.
C'è il regista e la sua vita di compromessi per
lavorare, che, dopo un'epifania (l'epifania-Franco, direi) non ci sta più, e
tenta una nuova strada nella sua carriera, una nuova svolta, o meglio, un
ritorno ai sogni giovanili, che però ha tanto il sapore di un (del suo) grande
amore perduto.
I morti non ci abbandonano finché non li uccidiamo.
Non è tanto quello che ha scritto, ma come
l'ha scritto. Anche il coraggio di affrontare un tema così delicato e impervio.
C’è un dialogo che si svolge tra Franco ed
Emilia, nelle ultime pagine. Uno scambio di poche battute, che non solo lascia
il segno, ma striscia, corrode, brucia la pelle. Perché tutti ce lo chiediamo,
com'è mai possibile? E l’autrice, per mezzo di quei due, risponde. Tenta di
spiegare, razionalmente, e non di ripararsi dietro frasi retoriche.
Lei dice. Rivela. O almeno, ci
prova. Alza il tappeto e scopre la polvere.
E quello che c'è sotto è solo schifo, sì. E fa
tanto più schifo quanto più ti accorgi che è reale.
Perché la verità fa schifo.
Però a volte serve anche guardare lo schifo.
Giù il cappello, per l’autrice coraggiosa.
"[...] L'intelligenza, la cultura, non ci mettono al riparo, neanche la coscienza in fondo, di quale parte di noi siamo coscienti? Allora cosa ci resta? Chi ci dà il limite?"
E tu? Qual è la bestia che ti porti nel cuore?
Hai visto che bello questo libro? :') amato moltissimo *___*
RispondiEliminaHo letto il libro e ho visto anche il film...
RispondiEliminaBella recensione! E' un libro importante questo...
Io ho visto il film (davvero bello), ma il libro non l'ho mai letto. Inutile dire che dopo questo bellissimo commento, non potrò non acquistarlo/leggerlo. :')
RispondiEliminaMa... ehm... all'ultima domanda... non si deve davvero rispondere, giusto? *paura e disagio* :P
Davvero un bel post :)
RispondiEliminaMichela, già :) anche doloroso, però :'
RispondiEliminaClody, Matteo [no, facciamo che non bisogna rispondere ;*] e Camilla P., grazie per i complimenti - sempre ben accetti! ^^ :P
Recupererò presto il film, promesso! :)