giovedì 21 febbraio 2013

Recensione: "Il messaggero" di Lois Lowry




Il messaggero
Titolo originale: Messenger
Autrice: Lois Lowry
Traduttrice: Sara Congregati
Editore: Giunti (collana Y)
Data di uscita: 8 febbraio 2012
Pagine: 207
Prezzo: cartaceo 14.50 €, e-book 8.99 €

Quando Matty è arrivato al Villaggio sei anni prima era un ragazzino inquieto e ribelle che amava definirsi "la Belva fra le Belve". Ora è cresciuto sotto la guida del cieco Veggente ed è pronto per l'assegnazione del suo vero nome: "Messaggero". Ma qualcosa nel Villaggio sta cambiando: da quando al mercato si barattano i sentimenti con effimeri beni materiali, la comunità è diventata improvvisamente ottusa e caparbia. La società utopica che un tempo amava accogliere tutti i rifugiati e i derelitti sta innalzando un muro di isolamento. Matty è uno dei pochi capaci di districarsi nel fitto della Foresta e il suo compito ora è quello di portare il messaggio del drastico cambiamento ai paesi vicini e convincere Kira, la figlia del veggente, a tornare con lui al Villaggio, prima che sia troppo tardi. Ma la Foresta, che gli è sempre stata amica, si è rivoltata contro di lui, animata da una forza oscura e senziente, e Matty si trova a fronteggiare il pericolo armato solo di un nuovo potere che ancora non riesce completamente a gestire e a comprendere.

Dopo sette mesi dalla lettura di Gathering Blue, sono finalmente tornato a leggere la Lowry. Non è stato facile aspettare per tutto questo tempo. La curiosità di sapere in che modo sarebbe andata avanti la storia di Jonas, Kira e Matt, e quale nuova società l'autrice mi avrebbe messo di fronte, non lo nego, è stata enorme. Però ho voluto pazientare, ho preferito attendere l'uscita de Il figlio, il gran finale, per poter leggere i due romanzi conclusivi di The Giver Quartet uno di seguito all'altro. (Vi sembra una scelta masochistica? Ehm... effettivamente non avete tutti i torti.)

La lettura dei primi due capitoli, seppur scollegati fra loro ed entrambi con finale aperto, mi aveva soddisfatto, dato spunti di riflessione, lasciato appagato, ma è stato un piacere immenso trovare ne Il messaggero il perfetto collegamento tra i primi due volumi.
In The Giver ho conosciuto Jonas e il suo mondo pseudo-perfetto, uniformato, senza differenze tra le persone, senza stagioni, colori, amore, emozioni, ma che sotto l'aura di perfezione nasconde segreti impensabili e atroci verità.
In Gathering Blue, invece, non c'è nulla di perfetto. La società in cui vive Kira, la protagonista, ha istinti primordiali, egoistici, i malati sono abbandonati a se stessi, lasciati a morire senza speranza.
Entrambi, alla fine, decidono di fare qualcosa contro il marcio che attanaglia le loro società: Jonas abbandona il suo popolo, convinto che solo così potrà dargli la scossa di cui ha bisogno per il cambiamento; Kira, al contrario, sceglie di rimanere, per controllare - attraverso il dono di vedere il futuro nei suoi ricami - che venga scelto il giusto avvenire per la sua comunità.

Sono passati diversi anni, Jonas è cresciuto ed è il Capo del Villaggio, un'ulteriore società. Vi regnano l'altruismo, l'accoglienza, la generosità, non c'è discriminazione di nessun tipo, i malati vengono accolti e curati, gli ignoranti vengono istruiti. C'è armonia, disponibilità verso gli altri, tranquillità, non si dà peso alle differenze altrui.
Qui abitano anche Matty e il cieco Veggente, ovvero il piccolo amico di Kira e il padre della ragazza. Vivono una vita semplice, senza eccessi. Le giornate scorrono serenamente, come sempre negli ultimi anni. Eppure presto Matty si renderà conto che qualcosa nella popolazione sta cambiando, per colpa del Mercato del Baratto. La gente non è più contenta di ciò che ha, vuole sempre di più, inizia ad essere disposta a tutto, anche a sacrificare parti di sé, sentimenti, qualità, pur di avere ciò che desidera. Pian piano l'egoismo, l'avidità, l'ambizione, la crudeltà, la mancanza di scrupoli iniziano a farsi strada e a minare la serenità del posto, tant'è che si decide anche di chiudere il Villaggio ai forestieri. A Matty quindi verrà affidato il compito di portare il messaggio della chiusura ai villaggi limitrofi e di convincere Kira a raggiungere suo padre prima che sia troppo tardi.

Devo ammettere che, nonostante mi abbia coinvolto emotivamente meno rispetto ai precedenti, anche stavolta Lois Lowry è riuscita a stupirmi. Ho davvero apprezzato la maestria con la quale ha saputo unire la storia e quindi i destini dei personaggi che mi avevano accompagnato ed emozionato. Ritrovarli cresciuti, forti, consapevoli del proprio fondamentale compito ma allo stesso tempo determinati a rimanere loro stessi, senza farsi sopraffare dall'egoismo, è stato bello, gratificante.
La scrittura della Lowry, semplice e diretta, scorre via velocemente, senza intoppi, e sa essere pacata e delicata anche nei momenti più duri e amari. Al lettore viene naturale immergersi completamente nella storia, farsi trascinare dagli eventi e attendere il finale con la speranza nel cuore.
Pur essendo destinata ad un pubblico giovane, a me questa serie sta donando belle emozioni, e anche numerosi spunti di riflessione.
C'è tanto, in questo libro (ma anche nella serie in generale), c'è l'accettazione di se stessi (bellissima ad esempio la contrapposizione tra la gente del Villaggio, che baratta la propria integrità pur di accontentare i propri capricci, e Kira, che rifiuta un'offerta di guarigione - è zoppa - per rimanere se stessa, anche se "difettosa", perché «Questa è quella che sono, Matty. Quella che sono sempre stata.»), la voglia e la forza di cambiare le cose, l'importanza della collaborazione e del dialogo, il sacrificio del singolo per il bene della comunità. Insomma, un romanzo nient'affatto banale, che vale la pena di essere letto e consigliato.
Mi ha lasciato però un lieve amaro in bocca: avrei preferito un maggior approfondimento, saperne di più su quanto successo a Jonas e a Kira, e alle società che hanno cambiato, nell'arco di tempo che non viene narrato all'interno del romanzo. Alcune cose rimangono in sospeso, e spero proprio che la lettura de Il figlio mi chiarisca qualche dubbio e concluda al meglio la serie.

Tre stelle e mezzo!
Una lettura piacevole e
ricca di spunti di riflessione!


[...] sapeva che ovunque c’erano comunità, sparse per il vasto territorio del mondo conosciuto, dove la gente soffriva, non sempre per via delle botte e della fame, come nel suo caso, ma per via dell’ignoranza. Del non sapere. Dell’esclusione dalla conoscenza.

The Giver Quartet
#1 The Giver, 1993 (The Giver - Il donatore, 2010)
#2 Gathering Blue, 2000 (La rivincita - Gathering Blue, 2011)
#3 Messenger, 2004 (Il messaggero - Messenger, 2012)
#4 Son, 2012 (Il figlio, 2013)

7 commenti:

  1. anch'io non vedo l'ora di leggere il figlio per vedere se ci fa capire qualcosa di più. lo trovata comunque una lettura piacevole nel complesso e che da molti spunti di riflessione

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  2. Entro fine anno recupererò anche questa saga, promesso!!xD Almeno ora posso leggere tutti i quattro libri di seguito evitando azioni masochiste!!xD

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  3. Questa quadrilogia ce l'ho lì da un po' (mi manca il più recente, ma mi arriverà presto), solo che, per quanto ne legga bene, ancora faccio resistenza. E non capisco cosa mi freni. Forse, semplicemente, non è il momento giusto.

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  4. Sono ferma a the Giver O_O
    E' che per quanto carino e con buoni spunti di riflessione, qualcosa non mi sprona a continuare la serie con troppo entusiasmo. Non lo so, arriverà anche il loro momento, io lo aspetto ^^

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  5. Prima o poi la recupero questa serie, promesso!

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  6. Tre e mezzo è lo stesso voto che diedi a Maggio dell'anno scorso a Matched e, se le situazioni sono le stesse, credo non sia molto buono.
    La tua recensione, favolosa come sempre, mi da un po' di speranza, uhm.. :)

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  7. La trilogia é veramente stupenda, piena di interpretazioni e significati.eppure facile da leggere. La lowry é mitica e spero di trovare presto il tempo x l ultimo volume

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