Monthly Me è una rubrica ideata da me nella quale parlerò di ciò che mi ha particolarmente colpito durante il mese appena trascorso. Non solo romanzi, ma anche film, serie tv, fumetti... sostanzialmente, storie. Che mi hanno divertito, o fatto sorridere, o commosso. Che ho sentito mie.
Maggio è stato un mese parecchio incasinato e intenso, per il sottoscritto. Forse troppo. Ci sono stati giorni bui, temporali (fuori, ma anche dentro), momenti di euforia alternati ad altri di totale sconforto. In periodi come questi, tendo ad isolarmi, mi chiudo in me stesso e cerco rifugio nelle vite (fittizie) degli altri.
Ho finalmente ripreso a leggere. Ho recuperato la visione di qualche film, ne ho scoperti altri. E la mia dipendenza da telefilm ha raggiunto livelli impensabili. '_'
Insomma, tra tutta la caterva di storie lette/viste, ce n'è qualcuna in particolare sulla quale voglio spendere un paio di righe. Quindi... buona lettura!
L'era del porco di Gianluca Morozzi
TEA - 293 pagg., 9 €
Tra passioni calcistiche e letterarie, immerso nella vita bohémienne di una Bologna seducente, che regala forti emozioni musicali e frequenti trasgressioni alcoliche, un giovane scrittore appena abbandonato dalla ragazza (che gli ha preferito un ultrà neonazista) riesce a far pubblicare il suo libro da un piccolo editore locale. Sembra un primo importante successo, ma è in realtà l'inizio di una serie di avventure al limite del surreale, con il protagonista costretto a promuovere da solo il romanzo, girando con una vecchia Panda nelle librerie di provincia e facendo fronte a ogni tipo di scherzo del suo destino bizzarro. Un romanzo dalla scrittura rapida e efficace, il ritratto di una Bologna giovane, piena di vita e di passioni.
Io A-D-O-R-O Gianluca Morozzi. Ormai lo sanno anche i muri.
Quando sono giù di morale, quando voglio staccare la spina, quando ho bisogno di rilassarmi, quando voglio farmi quattro risate, torno sempre a lui. E funziona. Sempre. So cosa aspettarmi, e non mi delude mai.
Personaggi strampalati, situazioni improbabili, amori fuori dall'ordinario, idee assurde e bizzarre. Sembra tutto pazzesco, eppure lui col suo stile inconfondibile, con la sua pungente ironia, riesce sempre a trasportarmi e a farmi vivere le sue storie, a farmi amare i suoi personaggi.
Che poi parla sempre più o meno delle stesse cose, eh. Scrittori sfigati, sogni giovanili di gloria e rock 'n' roll, concerti e partite di calcio, e poi Bologna, tanta Bologna. Eppure mi cattura ogni santa volta, mi tiene incollato alle sue pagine, mi diverte. In poche parole, semplicemente geniale.
Solo un consiglio: magari evitate di leggerlo in luogo pubblico. Io durante un viaggio in treno ho subìto più volte gli sguardi straniti di gente che probabilmente mi credeva pazzo perché ridevo da solo. Non sapevano che in realtà ero in compagnia di Lajos, Elettra, l'Orrido, la Betty, Lobo, Shutterthunder... una compagnia assolutamente imperdibile!
Bates Motel. O meglio,
Il motel disagiato.
Quando ho scoperto questa nuova serie tv, che racconta l'adolescenza del celebre Norman Bates (avete presente Psycho di Hitchcock, no?), ho storto un po' il naso. Prequel, sequel, remake & co. mi sanno di mancanza di idee, trovate commerciali per rimpolpare le casse. Poi però ha vinto la curiosità, complice anche la mia forsennata mania di provare quasi tutti i pilot (sempre con la speranza che non mi piacciano, eh, ché la lista dei telefilm da seguire s'allunga sempre più). Be', ci sono cascato. A fine primo episodio ero già totalmente preso dalla trama, in una manciata di giorni ho divorato tutti gli altri, e ora sto fremendo dalla voglia di sapere. Il 2014 non mi è mai sembrato così lontano!
Per carità, non è un capolavoro, però sa catturarti, intrigarti. C'ha qualche difettuccio, sembra che tutti i malviventi si siano messi d'accordo per ritrovarsi a White Pine Bay (manco fosse Cabot Cove con Jessica Fletcher nella casetta in fondo alla strada a pregare che muoia qualcuno), e poi Mamma Bates, cavolo!, è una lagna continua, ma davvero davvero, tant'è che avrei voluto vederla perire in modo atroce praticamente in ogni sua singola scena, epperò, niente, non potevo fare a meno di guardare. Non lo so perché, sarà il fascino dei personaggi un po' oscuri, maledetti, disadattati, l'aria apparentemente innocente di Norman (interpretato da un Freddie Highmore perfetto per la parte), i continui colpi di scena, l'aura misteriosa che avvolge la cittadina, la simpaticissima Emma, e poi, be', c'è da dire che Max Thieriot è sempre un bel vedere... insomma, non gl'avrei dato 'na lira, e invece... telefilm promosso!
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Mamma Bates in un momento di calma. |
Rectify. Un goiellino.
Daniel Holden, dopo esser stato incriminato per omicidio e aver passato 19 anni nel braccio della morte, viene rilasciato grazie alla prova del DNA. Si trova, quindi, ad affrontare tutte le difficoltà dovute al suo ritorno in famiglia, nella società (parte della quale è ancora convinta della sua colpevolezza) e nel mondo, così differente da quello che aveva lasciato e, soprattutto, da quello in cui aveva imparato a vivere durante l'isolamento. Dopo avere passato metà della sua vita preparandosi alla morte, riuscirà a tornare alla vita?
Ecco, dopo aver letto la trama ho pensato: DEVO-ASSOLUTAMENTE-VEDERLO. Ma avevo intuito che mi avrebbe fatto male, quindi ho rimandato per un po' la visione. Poi, un giorno, in un momento di autolesionismo, mi sono ritrovato al buio, sul letto, a spingere il tasto play. Ed è stata folgorazione. Arrivato ai titoli di testa (cioè al secondo minuto) mi aveva già conquistato. Qualche ora dopo, a notte fonda, con un magone assurdo, gli occhi ancora umidi, e cinque episodi (di sei) visti, ho spento tutto e ho iniziato a rigirarmi nel letto, cercando di prender sonno. E un po' mi sono pentito di non essermi preso del tempo, per metabolizzare, lasciarmi sedimentare dentro ogni singolo episodio, ogni singola scena.
La sua lentezza, i suoi tempi dilatati, forse per qualcuno sono un difetto. Per me, invece, sono uno dei punti di forza della serie. Danno la possibilità di scavare dentro i personaggi, entrare in contatto con loro, conoscerli, capirli. Primo fra tutti, ovviamente, lui. Daniel. Il suo ritorno a casa, alla vita, le piccole cose a cui si dedica, la voglia di ricominciare da lì dove la sua vita si era fermata, e poi i silenzi, i momenti in cui si ferma a pensare, ad assaporare il tempo, a farsi travolgere dalle sensazioni ed emozioni che gli erano mancate durante la prigionia. Tutto è poesia, in questa serie, ogni singolo fotogramma è un'opera d'arte in cui perdersi. Lasciatevi sopraffare. Ne vale la pena.
P.S. Forse dovevo iniziare dicendo: "Dai produttori di
Breaking Bad". E potevo già fermarmi lì.
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He's just feeling the grass... |
Giuro, vorrei tanto avere le parole adatte per parlare di queste due perle, queste due meraviglie della cinematografia. Ma non ne sono capace. Capita.
Però, se non li conoscete, e se amate il cinema, quello fatto bene, che ti lascia senza parole, che ti prende, travolge e sconquassa l'anima, be'... io, fossi in voi, un pensierino ce lo farei. Durano solo quattro ore della vostra vita. Ma quattro ore che non scorderete facilmente.