giovedì 31 gennaio 2013

Speciale "Le Cronache di Gaia - Pearls": tappa #2 (recensione)



Buona sera a tutti!

È giunto il momento di presentarvi la seconda tappa
dello speciale dedicato a Pearls,
primo libro de Le Cronache di Gaia,
trilogia fantascientifica scritta da Claudia Tonin.

(A chi si fosse perso la prima parte, nella quale abbiamo
"familiarizzato" col romanzo e letto il suo inquietante prologo,
consiglio di dare una sbirciatina qui!)

Col post di oggi voglio farvi conoscere ancora di più Pearls,
attraverso il mio (modesto) parere.
Siete curiosi di sapere cosa mi ha trasmesso questa lettura?

Allacciate le cinture, state per fare un viaggetto su Gaia e Marte!






Le Cronache di Gaia - Pearls
Autrice: Claudia Tonin
Editore: Domino (collana Le Rune)
Data di uscita: settembre 2012
Pagine: 200
Prezzo: 15 €

Nel 2109 sette leaders mondiali invitate da Han Chan Mei, una scienziata cinese, si ritrovano per discutere del destino della Terra. Non sono politici qualsiasi, diventeranno le Sette Sorelle Fondatrici. Quell’incontro cambierà il futuro del pianeta mettendo le basi per iniziare una nuova Era, in cui l’egemonia maschile sul genere umano verrà meno. Cinquanta anni dopo la Terra è diventata Gaia.
Non vi sono più guerre, né violenze, la pace regna su tutto il pianeta, riunito sotto un unico governo federale presieduto da Han Chan Mei.
L’assetto sociale è cambiato e le strutture familiari sono state disgregate. I pochi uomini sopravvissuti vivono in colonie protette in Nuova Zelanda e su Marte.
Nella nuova società di Gaia il compito che ogni cittadino svolge nella sua vita viene indicato nell'adolescenza. Moira e Nancy sono cresciute assieme e sono grandi amiche, nonostante i diversi ruoli che Gaia ha preteso da loro. Una è una genitrice e l’altra è la comandante di un’astronave spaziale.
Amélie è una giornalista, a lei è stato assegnato il compito di scrivere la storia di Gaia. Avrà il privilegio unico di intervistare le Sorelle Fondatrici.
Le vite di queste tre donne stanno per essere travolte dalla scoperta che le antiche passioni dell’umanità non sono facili da estirpare. Il germe della ribellione non è morto: una nuova resistenza sta crescendo.

Questo è già il secondo romanzo che leggo, nel giro di pochi mesi, in cui un'autrice immagina e dà vita a un mondo (quasi esclusivamente) senza uomini. Sarò sincero: non ho ancora deciso se riderci su o se devo iniziare a preoccuparmi. Però una domanda mi sorge spontanea: ma che v'abbiamo fatto di male noi uomini?
Pure mia madre ogni tanto sospira e lancia frecciatine ("ma che esistete a fare voi maschi?!"), perlopiù rivolte a mio padre o ai servizi del telegiornale in cui si parla di violenze, omicidi e via dicendo ai danni del gentil sesso. Ci tiene però sempre a rimarcare che non ce l'ha con me, che io sono un'eccezione. Ah, cara mamma! Per un attimo mi fa sentire meglio. Poi però leggo questi romanzi fantascientifici, la fantasia inizia a galoppare e a me un po' d'ansia viene, eccome se mi viene! Mica state cospirando, sotto sotto? A volte sento mia madre e mia sorella bisbigliare, ridere con fare complice, e poi zittirsi all'improvviso quando si accorgono che sto origliando. Non è che...?! Mmm. Okay, okay. Smetto di immaginare congiure (almeno per ora) e mi concentro.

Sette leaders mondiali, sette donne disperate, convinte della dannosità dell'egemonia maschile, genere considerato colpevole del disastro economico, ambientale e sociale del pianeta, decidono di mettere in atto un piano volto all'eliminazione degli uomini.
Passano gli anni, il piano è riuscito. La Terra, ormai, non c'è più. Al suo posto, nata dalle sue ceneri, c'è Gaia, una sorta di pianeta perfetto, senza violenze, senza guerre, senza fame nel mondo.
Gli uomini non nascono più, i pochi rimasti - selezionati al fine della continuazione della specie umana - sono relegati in colonie protette, in Nuova Zelanda e su Marte. Solo su quest'ultimo c'è ancora il vecchio assetto sociale. Su Gaia, invece, non esiste più il concetto di "famiglia", "padre", "marito", "fratello"...
Qui le cittadine donne hanno un ruolo prestabilito fin dall'adolescenza. La Tonin ce ne fa conoscere principalmente due, Moira e Nancy, legate da una profonda amicizia di vecchia data. La prima ha il ruolo di genitrice, la seconda è pilota di astronavi. Entrambe sono donne forti, determinate. E ben presto dovranno fare i conti con una nascita che cambierà la loro vita, una nascita che per forza di cose le porterà a mettere in discussione le loro convinzioni e che farà crollare l'idea di perfezione che avevano nei riguardi di Gaia e la sua organizzazione sociale.
Parallela alla storia di queste due donne, però, c'è anche quella di Amélie, una giornalista che ha ricevuto l'incarico di intervistare le Sette Sorelle al fine di scrivere un libro commemorativo della Liberazione dal predominio maschile. Attraverso i suoi diari, conosciamo meglio le origini di Gaia, veniamo a sapere interessanti  e inquietanti particolari riguardanti le sette leaders, e soprattutto assistiamo alla curiosità della ragazza di fronte a certe parole a lei sconosciute ("moglie", "amore"), ai suoi dubbi. Ai suoi brividi, di fronte all'amara scoperta che le pillole che le donne devono ingerire non servono per proteggerle dai veleni sparsi nell'aria bensì dal desiderio sessuale.

Gaia apparentemente sembra un mondo perfetto, ma in realtà è arido, privo di sentimenti reali, di emozioni. D'amore. Eppure la scoperta dell'amore c'è. Ci sono pagine intense, c'è turbamento di fronte alla scoperta del maschio, trepidazione, commozione, eccitazione. Per sapere come ciò sia possibile, però, consiglio di leggere il romanzo, non voglio rovinarvi la sorpresa!
Posso solo dirvi che questo romanzo cattura il lettore, lo inquieta e fa riflettere, lo colpisce in piena faccia con numerosi colpi di scena e, nel finale, lo lascia con una curiosità e una voglia assurde di poter leggere il seguito al più presto! Tutto ciò grazie ad una narrazione scorrevole e coinvolgente, una scrittura semplice e diretta, una varietà di personaggi complessi e sfaccettati (alcuni fermi sulle proprie convinzioni, altri che nonostante la paura del "non conosciuto" decidono di mettersi in gioco, con la voglia di sapere, conoscere, lasciarsi andare, evolvere, rivedere le proprie idee), e una cura per il particolare che rende il tutto più plausibile. A questo proposito, mi hanno interessato particolarmente le descrizioni di alcuni aspetti della vita su Marte, per non parlare di alcune tecnologie utilizzate. Davvero tutto ben costruito.
L'unica critica che mi sento di fare riguarda la caratterizzazione dei personaggi: alcuni sono ottimamente delineati, altri invece, che sembrano molto importanti ai fini della storia, sono solo abbozzati. Non so se ciò sia dovuto alla brevità del romanzo, ma spero vivamente che vengano approfonditi nei capitoli successivi della trilogia. Sono molto curioso a riguardo!

Insomma, una lettura sull'importanza e il valore della comprensione, del dialogo, del confronto. che consiglio vivamente agli appassionati di mondi distopici, ma anche - e soprattutto - a chi pensa che gli italiani non sappiano scrivere di fantascienza. Dovranno ricredersi!

Quattro stelle alieni!
Un bel romanzo di fantascienza che
non può mancare nella libreria degli appassionati del genere!


“L’uomo stava distruggendo questo pianeta. L’uomo. Non la donna...”

Le Cronache di Gaia
#1 Pearls, settembre 2012
#2 Nautilus, autunno 2013
#3 (senza titolo), ?

Recensione: "Ragazzo da parete" di Stephen Chbosky




Ragazzo da parete
Tit. originale: The Perks of Being a Wallflower
AutoreStephen Chbosky
Traduttrice: Chiara Brovelli
Anno di pubblicazione: 2006
Editore: Frassinelli [edizione fuori catalogo - è stato ristampato da Sperling & Kupfer]
Pagine: 272
Prezzo: 16 €

Tra un saggio scolastico su Kerouac, una canzone degli Smiths e una citazione del Rocky Horror Picture Show, scorrono i giorni di un adolescente per nulla ordinario. L'ingresso nelle scuole superiori lo lancia in un turbine di prime volte: la prima festa, la prima rissa, la prima cotta... e via salendo nella scala dell'adrenalina. E Charlie, più portato alla riflessione che all'azione, affida emozioni, trasgressioni e turbamenti a una lunga serie di lettere indirizzate a un amico. Dotato di un'innata gentilezza d'animo e di un dono speciale per la poesia, il ragazzo è il confidente perfetto di tutti. Peccato che il segreto più grande sia nascosto proprio dentro di lui...

Ho acquistato Ragazzo da parete, carico di aspettative, lo scorso aprile, quando ancora non sapevo che da questo romanzo sarebbe stato tratto un film. Su aNobii se ne parlava benissimo, eppure stava finendo tra gli innumerevoli libri fuori catalogo, così, quando l'ho visto a meno di 5 euro nel reparto remainders di IBS, ho pensato "perché no?!". Appena l'ho ricevuto, curiosissimo, ho iniziato a sfogliarlo e subito ho storto un po' la bocca: io e i romanzi epistolari generalmente non andiamo molto d'accordo. Con un pizzico di delusione, l'ho riposto in libreria, in attesa del suo "momento".
Negli ultimi mesi, grazie alla trasposizione cinematografica in uscita, se n'è parlato molto, sono fioccate le recensioni stra-positive sui blog che seguo, e così mi sono finalmente deciso. Il suo momento è arrivato.

Che dire?! È stata una lettura decisamente strana e... particolare. Ma non in senso negativo!
A primo impatto, dopo la lettura delle prime lettere, mi sono sentito un po' stranito. Per quanto Charlie, il protagonista, risultasse un ragazzo dolce, tenero e davvero adorabile, all'inizio ho fatto fatica a capirlo. E anche l'idea delle lettere indirizzate a un "caro amico" anonimo, lì per lì, non mi è andata molto a genio.
Eppure, allo stesso tempo, andando avanti, mi rendevo conto che nonostante tutto mi ritrovavo spesso a pensare a lui, alla sua vita, alla sua continua ricerca di un posto nel mondo, della felicità, di comprensione, di una parola amica. Di un modo per stare bene, semplicemente. Ho iniziato a sentirlo sempre più vicino, mi sono ritrovato in alcune sue frasi, ho capito che in fin dei conti abbiamo un'indole molto simile, e così... è scoccata la scintilla.
La sua è una vita semplice, fatta di piccole cose: la famiglia, gli amici, la scuola, le letture, la musica. Tuttavia dietro c'è molto altro: la solitudine, la mancanza di una stabilità emotiva, l'insicurezza, quel senso di inadeguatezza che ti fa stare male pure nei pochi momenti sereni. E poi la depressione, gli attacchi di panico. E un segreto nascosto dentro di sé, un peso forse troppo grande, che inconsciamente ha rimosso perché doloroso in modo eccessivo. Un segreto che dovrà riportare a galla e affrontare con tutte le sue forze, per tornare a... vivere.
Insomma, quella che all'apparenza potrebbe sembrare una storia banale, come tante, in realtà si rivela molto complessa, dura e non tanto facile da metabolizzare.

Chbosky, con una scrittura semplice e leggera, è stato abilissimo nel tratteggiare la vita di Charlie e di chi gli sta intorno, attraverso lo sguardo speciale, ingenuo e spontaneo del protagonista. È riuscito a trattare dei temi piuttosto "forti" per un romanzo per e sugli adolescenti - come il suicidio, l'omosessualità e l'omofobia, l'abuso sui minori, la scoperta del sesso e delle droghe - con una delicatezza davvero unica. E poi, come se ciò non bastasse, ha anche infarcito il testo di continui rimandi a libri e canzoni (una, in particolare, l'ho adorata: Asleep degli Smiths) che hanno reso la lettura ancor più interessante!

Ci sono un paio di teorie, sul web, riguardo l'identità del destinatario delle lettere. A me piace pensare - forse stupidamente - che siano rivolte al lettore, come l'ipotetica ricerca di un amico, una sorta di richiesta d'aiuto. Ecco... in risposta, se potessi, a Charlie darei un abbraccio. Uno di quelli forti e stretti, che non hanno bisogno di parole.

Quattro stelle!
Davvero bello, assolutamente consigliato!
Un personaggio così adorabile non si dimentica tanto facilmente!


«Charlie, ognuno di noi accetta l'amore che pensa di meritare.»

mercoledì 30 gennaio 2013

Waiting on Wednesday #10: "Il figlio" di Lois Lowry


Waiting on Wednesday è una rubrica ideata dal blog Breaking the Spine che consiste nel segnalare uno o più libri di prossima uscita che non vediamo l'ora di leggere!

Buon pomeriggio a tutti! Febbraio ormai è alle porte e ci riserverà un sacco di nuove uscite interessanti! Fra queste c'è il libro che voglio segnalarvi oggi.
Giusto un paio di giorni fa la casa editrice che lo pubblicherà qui da noi, ovvero Giunti Y, ha ufficializzato la carinissima cover italiana.
Sto parlando di... Il figlio di Lois Lowry, ovvero il quarto e ultimo capitolo di The Giver Quartet!
Io ho già letto (e adorato!) i primi due, The Giver. Il donatore [recensione] e La rivincita. Gathering Blue [recensione], e stavo giusto aspettando l'uscita del finale per dedicarmi finalmente a Il messaggero.
Non vedo l'ora di sapere come evolverà e si concluderà la storia!

Titolo: Il figlio
Titolo originaleSon
Autore: Lois Lowry
Editore: Giunti (collana Y)
Data di uscita: 13 febbraio 2013
Pagine: 384
Prezzo: 9.90 €
Questa è la storia di Claire, ma anche di Jonas, Matty, Kira e di molti altri personaggi dell'inquietante realtà distopica inventata dall'autrice. Siamo al Villaggio, Claire ha solo 14 anni e ha ricevuto il ruolo di "Birthmother": dopo l'inseminazione artificiale diventerà un "contenitore" e partorirà il suo "prodotto". Nessuno le ha spiegato quanto sarà doloroso, nessuno l'ha avvertita che dovrà portare una benda che le impedirà di vedere suo figlio. Ma il parto di Claire è tutt'altro che semplice: subisce il primo cesareo di tutta la comunità. Per un'imprudenza dell'infermiera viene a sapere che il figlio, il numero 36, sta bene. A causa delle complicazioni, però, Claire viene "decertificata", dichiarata non adatta a essere una "Birthmother" e assegnata alla piscicoltura. La ragazza, sconvolta da un'atroce sensazione di perdita, ha ormai un unico scopo: ritrovare suo figlio. L'arrivo al vivaio della nave dei rifornimenti, giunta da un luogo sconosciuto chiamato "mare" con la sua strana ciurma, potrebbe essere il suo mezzo di fuga, quando rapirà il bambino...

Che ne pensate? Conoscete questa tetralogia? Aspettate anche voi il finale? :)

martedì 29 gennaio 2013

Speciale "Le Cronache di Gaia - Pearls": tappa #1 (presentazione + estratto)


Salve a tutti!

Oggi inizia lo speciale che ho deciso di dedicare a Pearls,
primo libro de Le Cronache di Gaia,
trilogia fantascientifica (italiana!) scritta da Claudia Tonin.

Ho scoperto questo romanzo lo scorso settembre, girovagando sul web; la trama - con elementi distopici - mi ha subito intrigato molto e così mi sono messo in contatto con l'autrice (che ringrazio per la disponibilità!) per organizzare qualcosa che lo riguardasse.

Purtroppo le piccole realtà editoriali hanno sempre troppo poca visibilità rispetto ai grandi colossi, così, nel mio piccolo, ho pensato di preparare uno speciale in tre parti per farvi conoscere meglio Pearls!

Nel post di oggi potrete leggere la sinossi e qualche curiosità riguardo l'autrice, vedere il booktrailer e, soprattutto, scoprire com'è nato il mondo futuro di Gaia attraverso il prologo tratto dal romanzo!

Vi auguro una buona lettura e
vi do appuntamento a giovedì per la seconda tappa!



Le Cronache di Gaia - Pearls di Claudia Tonin
Editore: Domino (collana Le Rune)
Data di uscita: settembre 2012
Pagine: 200
Prezzo: 15 €
Nel 2109 sette leaders mondiali invitate da Han Chan Mei, una scienziata cinese, si ritrovano per discutere del destino della Terra. Non sono politici qualsiasi, diventeranno le Sette Sorelle Fondatrici. Quell’incontro cambierà il futuro del pianeta mettendo le basi per iniziare una nuova Era, in cui l’egemonia maschile sul genere umano verrà meno. Cinquanta anni dopo la Terra è diventata Gaia.
Non vi sono più guerre, né violenze, la pace regna su tutto il pianeta, riunito sotto un unico governo federale presieduto da Han Chan Mei.
L’assetto sociale è cambiato e le strutture familiari sono state disgregate. I pochi uomini sopravvissuti vivono in colonie protette in Nuova Zelanda e su Marte.
Nella nuova società di Gaia il compito che ogni cittadino svolge nella sua vita viene indicato nell'adolescenza.
Moira e Nancy sono cresciute assieme e sono grandi amiche, nonostante i diversi ruoli che Gaia ha preteso da loro. Una è una genitrice e l’altra è la comandante di un’astronave spaziale.
Amélie è una giornalista, a lei è stato assegnato il compito di scrivere la storia di Gaia. Avrà il privilegio unico di intervistare le Sorelle Fondatrici.
Le vite di queste tre donne stanno per essere travolte dalla scoperta che le antiche passioni dell’umanità non sono facili da estirpare. Il germe della ribellione non è morto: una nuova resistenza sta crescendo.
Per maggiori informazioni: aNobii | goodreads | amazon | blog trilogia | blog autrice



PROLOGO

Copenaghen, 19 dicembre 2109

Il mare accanto alla statua della Sirenetta era plumbeo.
Alcune imbarcazioni a vela sostavano nel porto. Era quello che restava dell’antica marina, ora servivano solo ai turisti come scenario per le fotografie. Le navi e le case colorate erano rimaste, quale memoria della città passata.
Nelle acque ghiacciate per la temperatura polare le imbarcazioni erano incagliate in improbabili inclinazioni e avevano qualcosa di spettrale nella loro immobilità, quasi cadaveri di un’epoca in cui la Danimarca era stata grande potenza coloniale.
Quell’inverno era il terzo di fila in cui il mare gelava, ormai la capitale non era così differente dalla lontana Groenlandia. I cittadini si stringevano nei pesanti cappotti e salivano negli aerobus elettrici che la città si ostinava a volere, fedele alla sua tradizione centenaria di paese ecologico.
Il porto turistico era rimasto immutato nel tempo, le case dai tetti aguzzi, le facciate rosse, azzurre. I molti colori degli edifici rendevano ancora più stridente il contrasto con le acque scure, inquinate e ghiacciate. Così simili ai grattacieli che si ergevano alle spalle del mare e formavano la Copenaghen moderna, la parte della città dove pulsava la vita. Se qualcuno si fosse affacciato alla banchina avrebbe potuto scorgere, oltre la distesa immobile del mare, le sagome lunghe e minacciose delle petroliere norvegesi che si stagliavano nell’orizzonte. Ma in pochi passavano in quel luogo, per lo più qualche coraggioso turista, molto più interessato alla statua della Sirenetta che alla drammatica situazione energetica del paese scandinavo.
All’Adina Apartment Hotel, un albergo poco appariscente nei pressi del porto, uomini in giacca e cravatta, con auricolare di collegamento, vigilavano la sicurezza delle vie di accesso, incuranti del vento gelido. 
Cinque berline scure attendevano davanti all’ingresso.
Arrivò una mercedes grigia, una donna bionda scese dalla vettura, e l’autista ripartì veloce seguendo le indicazioni degli addetti della security. Anche l’ultima ospite entrò nella hall.
Un cortese portinaio accompagnò l’elegante signora, sulla quarantina, in una sala sobria e arredata con gusto, dove c’era già chi l’attendeva. 
Han Chan Mei, consulente scientifico privato del presidente della Repubblica Popolare Cinese le andò incontro porgendole la mano. 
“Ben arrivata Mallory, posso chiamarla così?” Chiese la donna in un inglese dal leggerissimo accento orientale.
“Certo, Han Chan Mei, se mi consentirà lo stesso” rispose Mallory Fizgerald, ministro degli esteri degli Stati Uniti.
Altre donne l’attendevano sedute a un tavolo rotondo. Agenti in borghese stazionavano di guardia accanto alla porta e alle finestre. 
“Grazie signori, potete uscire” Han Chan Mei, congedò con cortesia professionale gli uomini presenti.
La signora Monica Seidel, premier della Germania, fece un cenno e due energumeni biondi lasciarono la sala. Anche gli altri fecero lo stesso. I più riluttanti furono gli uomini vicini alla signora Mbada Sanyati, consulente personale del presidente dello Stato del Zimbabwue, che non parevano intenzionati a lasciarla. Solo dopo un rapido dialogo in ndebele si decisero a uscire.
Yŏu, amiche mie, grazie per avere accettato il mio invito ed esservi trattenute un giorno in più nella fredda Copenaghen” esordì la cinese. Le altre fecero un cenno con il capo.
“Un invito così gentile non si può rifiutare” rispose Sonia Pratima, presidente della repubblica indiana ed esperta sociologa.
“Credo di interpretare il parere di tutte noi nel chiedere spiegazioni, è una richiesta insolita” aggiunse la donna dai lunghi capelli neri, vestita con un sari dai colori sgargianti.
“È presto detto, signore. La riservatezza, o meglio, la segretezza, sarà d’ora in poi fondamentale per l’esito della nostra missione. Era necessario parlarvi in privato, senza che nessuno, nemmeno il vostro staff, ne fosse a conoscenza. La riunione durerà esattamente mezz’ora da adesso, perciò vi chiedo di non interrompermi e di conservare per la fine le vostre domande. Sempre che ce ne siano”.
Gli occhi nerissimi di Han Chan Mei si posarono su ognuna delle sei donne sedute al tavolo e tutte fecero un cenno di assenso.
“La conferenza internazionale sul clima si è conclusa. Anche questa volta è stata un’inutile perdita di tempo e di denaro. Se volessimo essere pedanti, visti i mezzi di trasporto utilizzati da tutti i delegati e dalle loro scorte, si potrebbe sostenere che il summit ha provocato molte più emissioni in atmosfera di idrocarburi di quelle che si combatteranno con gli accordi stipulati. Avevano un bel dimostrare ieri, gli ambientalisti del corteo che hanno sfilato per ribadire il loro sdegno alla fine della conferenza. Ma anche loro, per quanto abbiano protestato, non sono stati ascoltati né lo saranno in futuro. Le loro richieste erano legittime: impegni seri, scelte coraggiose, al di là delle logiche nazionali. Nessuno ha voluto sentire o capire che non c’è più tempo da perdere. Voi, tra tutti i leaders presenti, siete le persone più sensibili ai problemi del nostro pianeta. Sapete bene che quanto disse Al Gore il secolo scorso è la verità. Nell’arco dei prossimi vent’anni dobbiamo invertire la tendenza degli ultimi due secoli. Non c’è più tempo, è venuto il momento di agire con fermezza. Io ho trovato la soluzione, l’unica percorribile. Ora vi spiegherò come intendo salvare il nostro mondo. Richiederà sacrifici da parte di tutte, e non sarà indolore. Perciò, prima di andare avanti, vi devo avvisare: dopo che mi avrete udita non potrete più tirarvi indietro. Se qualcuna di voi non se la sente, può uscire”. 
Nessuna si mosse dalla propria sedia. 
Han Chan Mei sorrise e iniziò a parlare.
Parlò esattamente venti minuti, durante i quali le altre componenti della riunione sbiancarono, risero, arrossirono di rabbia, si innervosirono. Nessuna l’interruppe, attendendo la conclusione e quando la Cinese, esposte le sue idee, tacque, seguì un lungo silenzio.
Monica Seidel parlò per prima.
“Saremo in grado di garantire comunque la continuità della specie?”
“Sì, ne lasceremo in vita una percentuale selezionata in base al DNA. Esiste una tecnica di clonazione che sto sperimentando in questi giorni” spiegò Mei.
“Come faremo con i figli maschi?” chiese Natalja Kurikova, ministro russo dell’energia. “Nessuna madre li rinnegherà”.
Gli occhi azzurrissimi della donna bionda erano fissi su Mei mentre la sua espressione era preoccupata.
“Di questo non ne sarei così sicura, per evitare ogni problema faremo in modo di estirparlo alla radice” rispose semplicemente la Cinese.
“Pensa di riuscire a ucciderli tutti in così poco tempo?” chiese la signora indiana preoccupata.
“Non in una volta, ovviamente, semplicemente non nasceranno più. Agiremo sulla genetica e nell’arco di ottant’anni il problema sarà risolto.”
“E se le madri non volessero?” chiese di nuovo la russa.
“La tossina che immetteremo nell’aria non lascerà loro alcuna scelta: nasceranno solo femmine.” Chiarì Mei.“Sono tre anni che lavoro a questo preparato. Senza scendere nei dettagli, posso dirvi che intacca il DNA e riconosce il cromosoma Y, portando a una rapida degenerazione dell’organismo. Le donne che inspireranno la tossina non ne soffriranno. Il preparato resterà nell’aria per quindici anni e impedirà la nascita di neonati dal cromosoma Y”.
La signora Mbada storse la bocca.
“Mi pare una crudeltà eccessiva”.
“Sarà il primo periodo, poi l’atmosfera si libererà della tossina e potremo far nascere nuovamente dei maschi i cui bagagli genetici siano rilevanti”.
“Ci impiegheremo molto tempo, nell’arco di ottanta anni moriremo anche noi” considerò l’indiana con amarezza.
“È vero, ma non facciamo tutto questo per noi stesse, lo facciamo per il futuro dell’Umanità. Ci serve tempo per organizzare bene la propaganda e ricostruire la società. Prima di tutto daremo ai maschi un gioco a cui non potranno rinunciare e con il quale ci liberemo di una buona parte.”
“Un gioco?” chiese Mallory perplessa.
“Sono dei bambini e come tali li tratteremo. Cos’è che desiderano più di ogni altra cosa?”
“Lottare” rispose senza esitazione la signora Mbada.
Tutte annuirono.
“Esatto. Daremo loro una guerra mondiale e ci accerteremo che muoiano in tanti, i più violenti”.
“E le persone innocenti che dovessero morire a seguito del conflitto?” chiese la donna maori.
Era Naori Zavi, primo ministro della Nuova Zelanda e parlava per la prima volta.
“Perché? I maschi sono forse colpevoli di appartenere al loro genere?” Rise amara la Russa, aggrottando le sopracciglia.
“In effetti con una guerra di tre-cinque anni, fatta alla vecchia maniera, guadagneremo molto tempo” considerò con cinismo la signora Seidel. “Naturalmente poi dovremo essere noi a dettare le condizioni”.
“Dopo un conflitto è più semplice costruire un nuovo assetto sociale. Quello che dovremo costruire noi sarà grandioso, perciò la guerra dovrà essere devastante e coinvolgere molte nazioni” precisò la cinese.
“Quale pretesto pensa di utilizzare per far scoppiare il conflitto?” chiese Pratima.
“Un sistema antico e sempre valido: assassinando uno dei loro leader più carismatici” rispose Han Chan Mei.
“Chi?” chiese la Russa.
Gli occhi delle donne seguivano lo sguardo che Mei rivolse alla signora Mallory.
L’americana impallidì.
“Lui?” domandò quest’ultima.
“Non solo, anche il suo attuale vice” spiegò Mei. “Te la senti? Dovrai portare dalla nostra parte anche la moglie. Dovrà essere lei a mandarli in guerra. Apparirai contraria, così alla fine sarà a te che tutti guarderanno come guida”.
Mallory sostenne il suo sguardo, inspirò e fece un cenno affermativo con la testa, senza parlare.
Han Chan Mei sollevò la ventiquattrore posata accanto alla sedia e la dischiuse.
“Il seme è stato gettato. Non ci vedremo più fino alla fine del nostro piano. Ricordate le tappe che vi ho illustrato. Tra sette anni, a partire da oggi, saremo le leader di un nuovo mondo”.
Estrasse dei telefoni e li consegnò a ognuna.
“Per comunicare useremo solo questi apparecchi, le loro chiamate transitano esclusivamente attraverso un satellite che sta per essere lanciato a momenti”.
Guardò di nuovo l’orologio.
“Proprio adesso. Domani potrete accenderlo, funziona a energia solare. Ci sentiremo sempre il lunedì. I telefoni funzionano solo, ed esclusivamente, se sono tutti e sette accesi. Vi chiamerò alle ore 12.00 di Greenwick. Ricordate sempre che la nostra missione è far rinascere questo pianeta, dargli un nuovo volto, un nuovo assetto e ci riusciremo. La Terra dovrà tornare a essere Gaia, la madre terra. Arrivederci yŏu, amiche mie, e buon lavoro”.
Detto questo si alzarono tutte insieme e uscirono in silenzio.

Teaser Tuesdays #35



Teaser Tuesdays  è una rubrica ideata dal blog Should Be Reading. Consiste nel prendere il libro che si sta leggendo, aprirlo in una pagina a caso e condividere un passo tratto da quella pagina. Io, però, ho deciso di non seguire la regola della "pagina a caso", ma sceglierò la citazione personalmente (senza fare spoilers, promesso!).

Buon pomeriggio a tutti! Il 7 febbraio (data in cui uscirà il film nei cinema italiani) si avvicina, così ieri sera ho finalmente deciso di iniziare a leggere Warm Bodies. Ecco, quindi, il teaser di oggi...
Non conosco nessuno che abbia ricordi precisi. Solo una vaga conoscenza residua di un mondo che non c’è più. Immagini sbiadite di vite passate che s’attardano come le membra di un fantasma. Riconosciamo gli edifici frutto della civiltà, le macchine, una visione d’insieme – ma in cui non abbiamo alcun ruolo individuale. Nessuna storia. Noi siamo qui e basta. Facciamo quel che facciamo, il tempo passa e nessuno pone domande. E tuttavia, come ho già detto, non è poi così male. Potremmo sembrare degli idioti, ma non lo siamo. Gli ingranaggi arrugginiti della ragione continuano a funzionare, anche se vanno talmente lenti che dall'esterno il movimento è quasi impercettibile. Ci lamentiamo e brontoliamo, facciamo spallucce e annuiamo, e di tanto in tanto viene fuori anche qualche parola. Non è poi così diverso da prima.
Ma l’aver dimenticato come ci chiamiamo mi rende molto triste. Tra le tante cose, questa mi sembra la più drammatica. Il mio nome mi manca e mi spiace per quello degli altri, perché vorrei amarli, ma non ho idea di chi siano.

[da Warm Bodies di Isaac Marion, pag. 12]
E voi cosa state leggendo? Fatemi sapere lasciando il vostro teaser nei commenti!

lunedì 28 gennaio 2013

Clock Rewinders #35


Clock Rewinders è un appuntamento settimanale che prende spunto dalla rubrica Clock Rewinders on a Book Binge (ideata dai blog On a Book Bender e 25 Hour Books). È praticamente una sorta di "riassunto" della settimana appena trascorsa. Vi troverete, quindi, cos'è accaduto di interessante sul mio blog e su quelli altrui, le mie ultime letture, gli acquisti più recenti e altro che deciderò di volta in volta.

[ la scorsa settimana su storie dentro storie ]
[ la scorsa settimana nella blogosfera ]
  • Lucrezia e Federica hanno indetto PS I love you, un contest di S. Valentino!
  • Reading is Believing ha compiuto un anno! Auguri!! :)
  • Olivia ha scritto una bellissima recensione su Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij!
  • Juliette, fonte inesauribile di idee geniali, ha dato il via alla Hex Hall Read-Along!
  • Gilly, per festeggiare i primi 50 followers del suo blog, ha organizzato un giftaway con in palio una copia di Striges. La Promessa Immortale di Barbara Baraldi.
  • Giuls e Alessia hanno organizzato Un cuore da sfogliare, un'iniziativa molto carina in occasione di S. Valentino!
  • Ancella ha ceduto al fascino di Clock Rewinders!
[ le mie letture ]
letture in corso


letture terminate
  
[ new entry in my library ]

Alice in Zombieland di Gena Showalter
La piramide del caffè di Nicola Lecca
Il bacio della morte di Marta Palazzesi

Grazie infinite alle rispettive case editrici - Harlequin Mondadori, Mondadori e Giunti Y - per avermi inviato questi romanzi! :)

[ canzone della settimana ]

domenica 27 gennaio 2013

Una lettura per non dimenticare: "La notte" di Elie Wiesel



TitoloLa notte
Titolo originale: La Nuit
Autore: Elie Wiesel
TraduttoreDaniel Vogelmann
Anno di edizione: 1980
Editore: La Giuntina
Pagine: 112
Prezzo: 10 €

"Ciò che affermo è che questa testimonianza, che viene dopo tante altre e che descrive un abominio del quale potremmo credere che nulla ci è ormai sconosciuto, è tuttavia differente, singolare, unica. (...) Il ragazzo che ci racconta qui la sua storia era un eletto di Dio. Non viveva dal risveglio della sua coscienza che per Dio, nutrito di Talmud, desideroso di essere iniziato alla Cabala, consacrato all'Eterno. Abbiamo mai pensato a questa conseguenza di un orrore meno visibile, meno impressionante di altri abomini, ma tuttavia la peggiore di tutte per noi che possediamo la fede: la morte di Dio in quell'anima di bambino che scopre tutto a un tratto il male assoluto?" (dalla prefazione di F. Mauriac)
Il mio commento

Leggere romanzi è un rifugio, un viaggio. È facile perdersi in storie e mondi inventati, interessante vedere fin dove può spingersi la fantasia di un autore, quali corde dell'animo riesce a sfiorare col semplice uso della parola.
Delle volte, però, bisogna anche rimanere ancorati alla realtà, e certi viaggi, per quanto devastanti essi possano essere, sono un dovere, sono necessari.

Leggere La notte è un viaggio nell'orrore, nella memoria di un sopravvissuto ai campi di concentramento.
È la storia di Eliezer Wiesel, un adolescente qualunque, della sua famiglia, e di tanti, troppi uomini.
È la storia di Sighet, una piccola cittadina della Transilvania, e dei suoi abitanti ebrei, della loro inconsapevolezza, della loro speranza. Erano stati avvisati, da un ebreo straniero scampato a un massacro, dell'orrore che si faceva sempre più vicino. Avrebbero forse avuto il tempo di scappare, ma non avevano voluto prenderlo sul serio, l'avevano scambiato per un matto.
O forse, più semplicemente, non osavano credere che il genere umano fosse capace di tanta atrocità. 
Di certo non immaginavano i campi, le camere a gas, i fuochi, il fumo, le fosse, l'odore di morte, di putrefazione. La crudeltà di certi uomini in divisa.

Cosa si può dire di un libro così? Non so quanto si possa considerare bello, appassionante, un libro sull'olocausto. È storia vera, una testimonianza vissuta, non puoi rifugiarti dietro il pensiero "stai calmo, tanto è tutto finto!" che magari tieni bene a mente mentre vedi un film horror, non puoi sperare in un "happy ending" ché tanto lo sai già che sarà tutta una merda, un grosso, enorme, oceano di melma senza senso. Non riesci a spiegartelo, non riesci a capacitarti di come cose così possano capitare, allora come oggi (in diversa misura e maniera, certo), eppure...

È un racconto disarmante, spietato nella sua lucidità e semplicità, popolato di immagini dolorose, strazianti. Indelebili.
Come il piccolo angelo in lacrime, impiccato perché non voleva parlare e, quindi, tradire un uomo.
Il violinista che dice addio alla vita suonando per l'ultima volta Beethoven.
I figli che picchiano o abbandonano i propri padri senza forze, considerati un peso, pur di sopravvivere.
Quegli uomini inermi, affamati, assetati, seminudi, al freddo, durante la "marcia della morte".

Insomma, una lettura, un viaggio in apnea, indispensabile. Sì.

Eliezer Wiesel nel 1986 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, oggi ha 84 anni, vive negli USA, insegna, scrive. Io fino a stamattina non sapevo nemmeno chi fosse, e un po' me ne vergogno. Leggendo La notte mi sono sentito piccolo piccolo.

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

sabato 26 gennaio 2013

Dedicated to... #14


Dedicated to... è una rubrica ideata da me, che raccoglie dediche - poetiche ed emozionanti o simpatiche e diverse dal solito - tratte dai libri.

Buon sabato a tutti! Sono passati due mesi (ahia!) dall'ultimo appuntamento con questa rubrica, quindi direi che è giunto il momento di riesumarla. Siete pronti? Ecco le dediche ho scelto per voi...

La prima è tratta da Trent'anni e una chiacchierata con papà di TZN Tiziano Ferro. (Grazie mille alla mia amica 21 grammi che me l'ha inviata!)



La seconda viene da La piramide del caffè di Nicola Lecca.



L'ultima, invece, è tratta da Le cronache di Gaia - Pearls di Claudia Tonin.



Che ne pensate? Quale preferite? Fatemi sapere! A me piacciono molto tutte e tre e, come al solito, proprio non riesco a scegliere!!!