sabato 30 giugno 2012

"Anna vestita di sangue" di Kendare Blake (recensione)




TitoloAnna vestita di sangue
Titolo originaleAnna dressed in blood
Autrice: Kendare Blake
Traduttore: Marco Ceragioli
Data uscita: 28 giugno 2012
Editore: Newton Compton (collana Vertigo)
Pagine: 288
Prezzo: cartaceo 12.90 €, e-book 4.99 €


TramaSuo padre lo faceva prima di essere ucciso dal fantasma che stava cercando di annientare. E ora Cas, armato del misterioso pugnale athame, continua la missione: viaggia di città in città insieme alla madre, una strega, e al suo gatto fiuta-fantasmi, alla ricerca di spiriti malvagi. Quando arrivano a Thunder Bay per eliminare quella che la gente del posto chiama “Anna vestita di sangue”, Cas non si aspetta nulla di diverso dal solito. Si trova invece di fronte a una ragazzina posseduta dalla rabbia e vittima di maledizioni, uno spirito diverso da quelli che è abituato a distruggere. Indossa ancora il vestito che aveva quando fu assassinata, nel 1958. Dal giorno della sua morte, Anna uccide chiunque osi entrare nella dimora vittoriana vecchia e cadente in cui un tempo viveva. Gli spiriti delle sue vittime penetrano il legno marcio delle pareti, strisciano sul pavimento ammuffito e viscido delle cantine, senza trovare pace… Per qualche strano motivo però, Anna non uccide Cas. Anzi, si rivela l’unica in grado di aiutarlo a trovare il fantasma maligno che lo ha privato del padre. Così, insieme agli altri strani amici del giovane, streghe e stregoni in erba, formeranno una squadra disposta ad affrontare ogni pericolo. Ma Cas dovrà risolvere un problema ancora più difficile di questo: quale sarà infatti il destino di Anna?

Il mio commento

Riponevo molte speranze in Anna vestita di sangue. Leggendo recensioni e commenti in giro, mi aspettavo una ventata di originalità, una storia a tinte horror e un protagonista affascinante. Bhè... mi duole dirlo, ma non ho trovato nessuno dei tre.

Partiamo dal fattore "originalità". La trama mi aveva incuriosito proprio perché mi aveva a tratti ricordato Supernatural, telefilm americano che seguo con passione, ma di certo non mi aspettavo così tanti punti in comune (con le dovute differenziazioni, certo... sennò sarebbe stata una copia spudorata!). Qualche esempio? Il figlio (nel libro) o i figli (nel telefilm) che continuano la missione del genitore; il viaggiare di cittadina in cittadina alla ricerca di creature da far fuori (nel libro il protagonista si occupa solo di fantasmi mentre nel telefilm c'è un po' di tutto, dai demoni ai vampiri ai lupi mannari); la perdita di un genitore, ucciso da un essere sovrannaturale, con conseguente spirito di vendetta del figlio (nel libro è il padre ad essere morto, mentre nel telefilm è la madre); la presenza di sogni premonitori riguardanti la creatura che ha ucciso il genitore; per non parlare, poi, del fatto che il romanzo inizia con il protagonista che cerca di uccidere il fantasma di un autostoppista e indovinate un po' che tipo di creatura è quella con cui hanno a che fare i due fratelli nel primo episodio del telefilm? Il fantasma di un'autostoppista (che tra l'altro viene soprannominata "La Donna in Bianco" per il vestito che indossa)! Diciamo quindi pure che... Kendare Blake ha inserito giusto qualche lieve riferimento al telefilm.

Passiamo al secondo punto, ovvero il fatto che venga etichettato anche come un "horror". No, dico, ma davvero? Per un paio di scene vagamente splatter? Okay, okay... è anche vero che io ormai sono abbastanza immune al genere, e per impressionarmi o suggestionarmi ho bisogno di scene molto forti, e non è che potessi aspettarmi chissà quali e quanti dettagli (è pur sempre uno young-adult!), però dai...
Per carità, non mancano le atmosfere dark, i sussurri, la casa inquietante con tanto di cantina pullulante di fantasmi incazzati, però non basta e, secondo me, definirlo tale è un'esagerazione.

E il protagonista, invece? Teseo Cassio Lowood. Ecco, già il nome è tutto un programma. Agli inizi, sinceramente, facevo davvero fatica a prenderlo sul serio. Bastava che spuntasse fuori il suo nome, per provocarmi ilarità, per non parlare poi dell'esilarante:
«[...] a proposito, quasi tutti mi chiamano Cas».
«Caz?
«Sì. Ma con la s più dolce. [...]»
Insomma... geniale. Per una parodia di un horror. Grazie al cielo lo chiamano quasi sempre col diminutivo! Forse si sarà intuito, ma non mi è stato particolarmente simpatico, almeno fino a metà libro. No, vabbè, ma non per il nome, che - porello! - mica è colpa sua, ma più che altro per quell'aria da saputello solo-io-posso-usare-il-mio-pugnale, per quell'aura tenebrosa mista a quell'atteggiamento da cane bastonato non-voglio-soffrire-per-amore. Poi invece inizia un po' a capire che non è imbattibile e scende giù dal piedistallo, anzi, inizia quasi a farsela addosso per la paura, e di conseguenza diventa un po' più umano e fa quasi tenerezza, lui e quel suo amore impossibile.

Arrivati fin qui, probabilmente vi starete chiedendo il perché del voto che gli ho dato. Bhè, ma perché non è stata una brutta lettura, anzi! Anna vestita di sangue è un ottimo libro "da compagnia", l'ideale per passare dei pomeriggi spensierati e piacevoli. Una storia fresca e godibile, una scrittura diretta e senza fronzoli condita di ironia e pure qualche parolaccia (che non fa mai male). E poi c'è la mastodontica presenza di un personaggio favoloso, cattivo per necessità, dall'animo tormentato e che nasconde tanta voglia di vivere una vita persa, ovvero l'Anna del titolo, vestita di sangue ma anche di lacrime. Per non parlare di Thomas, amico di Cas, telepate e aspirante stregone, un po' impacciato e buffo, di una tenerezza unica. E Tebaldo (sì, vabbè, coi nomi proprio non ci siamo), il simpatico gatto di casa Lowood, abile avvistatore di fantasmi, che soffia contro il nostro eroe (eh, come no) e si strofina contro l'apprensiva mamma di Cas.
Dai, sì, gli aspetti positivi ci sono eccome e, anzi, devo ammettere che m'è persino dispiaciuto che sia finito troppo in fretta, quindi mi sento comunque di consigliarlo a chi cerca una lettura senza pretese.
Io, nel frattempo, devo solo cercare di imparare, per le prossime letture, a non crearmi troppe aspettative, in modo tale da contenere la delusione. Ci lavorerò su.


Anna Series
#1 Anna dressed in blood, 2011 (Anna vestita di sangue, 2012)
#2 Girl of Nightmares, agosto 2012

venerdì 29 giugno 2012

Friday Finds #10


Friday Finds è una rubrica ideata dal blog Should Be Reading e consiste nel condividere le proprie scoperte letterarie della settimana.

Salve a tutti! Oggi vi presento due libri usciti da un paio di giorni, molto diversi tra loro ma che mi hanno incuriosito moltissimo. Spero di riuscire a leggerli al più presto! ^^

Il primo è stato pubblicato il 26 giugno nella collana Chrysalide della Mondadori. A me è bastato leggere che ci sono omicidi che imitano le gesta di Jack lo Squartatore - figura che mi affascina da sempre - per farmi decidere che DEVO leggerlo!

Titolo: Shades
Autore: Maureen Johnson
Pagine: 396
Prezzo: 16 €
Rory è appena arrivata a Londra dall’America per cominciare una nuova vita in una nuova scuola. Ma proprio il giorno del suo arrivo, un brutale omicidio sconvolge la città, tanto più spaventoso perché riconosciuto come l’imitazione del primo assassinio di Jack lo Squartatore, il serial Killer che nel 1888 conquistò con la sua efferatezza le cronache di tutto il mondo. La polizia è senza indizi e senza testimoni, ma ancora per poco: sarà proprio Rory a notare un uomo misterioso sul luogo del secondo, feroce delitto. Ma perché la sua amica, che era a fianco a lei, non ha visto nulla? Se è un fantasma quello che Rory ha visto, certo non è meno pericoloso di un omicida in carne e ossa: però richiede l’intervento di un corpo segreto di polizia, una squadra che aiuterà Rory a scoprire poteri che finora non sospettava di avere.

Il secondo, invece, è un romanzo breve dalla trama molto intrigante uscito il 27 giugno nella collana I narratori della Feltrinelli.

Titolo: Il ragazzo selvaggio
Autore: T. C. Boyle
Pagine: 111
Prezzo: 12 €
Una sera d'autunno nel 1797, alcuni cacciatori catturano un ragazzo vagabondo, nudo, sporco e irsuto, in una foresta del Sud della Francia. Sono tutti commossi, affascinati dalla scoperta di questo "prodigio" che sembra essere sprovvisto di anima e ragione come un animale. Chi è quel "ragazzo selvaggio", sfida concreta al secolo dei Lumi? Trascinato da un orfanotrofio a un salotto come un mostro da fiera, sarà presto abbandonato dai suoi tutori alla sua incurabile natura selvaggia. Solo il dottor Itard, dell'Istituto dei sordomuti di Parigi, s'intestardisce nel credere che di questo "animale" saprà fare un uomo, e per anni il ragazzo selvaggio, ribattezzato Victor, subirà l'apprendistato della civilizzazione. Un romanzo dove T.C. Boyle rivisita la storia di Victor dell'Aveyron, già resa nota dal celebre film di Truffaut.

Che ve ne pare? E cos'avete scoperto d'interessante questa settimana?

"Molto dopo mezzanotte" di Ray Bradbury (recensione) (anzi, un elogio)



TitoloMolto dopo mezzanotte
Titolo originale: Long After Midnight
Autore: Ray Bradbury
Traduttori: Antonangelo Pinna, Vanna Signorini, Manola Stanchi
Anno di uscita: 1988
Editore: Mondadori
Pagine: 323
Prezzo: inspiegabilmente fuori catalogo




Il mio commento

Generalmente i racconti mi acchiappano poco. Sembra sempre che manchi qualcosa, che al lettore non venga dato abbastanza tempo per ambientarsi, entrare nella storia, affezionarsi ai personaggi. C'è chi pensa che la loro brevità sia sinonimo di facilità nella scrittura, mentre io penso esattamente l'opposto: è difficilissimo scrivere un bel racconto breve, che funzioni, che non ti lasci con l'amaro in bocca e con il fatidico interrogativo ma cos'avrà voluto dire?
Finora, nella mia breve vita di lettore ho incontrato solo due scrittori capaci di appassionarmi, ammaliarmi, incantarmi realmente con i loro racconti. Il primo è Dino Buzzati, che leggo ormai da anni e non finisce mai di stupirmi. Il secondo, invece, è una mia recente (sic!) scoperta, e si chiama Ray Bradbury.

Dopo Fahrenheit 451 e Il grande mondo laggiù, ho sentito, forte, l'esigenza di continuare a esplorare l'universo bradburiano, e la scelta è caduta su Molto dopo mezzanotte, un'altra stupenda raccolta di racconti. Ventidue, per essere precisi. In particolar modo, non posso non citarne quattro, i più belli e struggenti: "La bottiglia azzurra", "Il desiderio", "Tempo fermo" e "I miracoli di Jamie". E una menzione speciale, poi, per "La vera saggezza", nel quale affronta con assoluta naturalezza e delicatezza la tematica omosessuale.

Sono racconti che ti catturano e ti rivoltano, che volano via in un soffio ma che ti lasciano una sensazione di pienezza, una consapevolezza di saperne un po' (proprio poco, ma quel tanto che basta) di più sul mistero della vita. Forse a qualcuno sembrerà esagerato, ma Bradbury per me non è solo uno scrittore, o solo un mago, ma anche un maestro di vita, come quei nonni che ti si siedono accanto e non si stancano mai di raccontarti delle storie. Ecco, io mentre leggevo questi suoi racconti, mi vedevo seduto su un dondolo, sotto una veranda, di fronte ad una di quelle classiche casette americane contornate di una staccionata bianca, con il vento che faceva salire e frusciare le foglie cadute, e col nonno che mi faceva dondolare mentre mi narrava di quella misteriosa bottiglia azzurra o di quell'ambulante suonatrice d'arpa o di quel delicato amore di uno studente per la sua insegnante o ancora di quella macabra vendetta nella notte di Halloween. Che poi, non importa veramente se la casetta è vera o è una visione o è una riproduzione di una casetta americana portata su Marte per combattere la nostalgia. Quello che importa è il modo in cui il nonno racconta le sue storie, e quello che queste storie trasmettono, lasciano dentro. Bhè, ve lo posso assicurare: Bradbury, con le sue storie, ti lascia un mondo intero.

Insomma, forse si sarà capito che anche stavolta è stata una vera e propria folgorazione. Una lettura fatta di brividi e occhi lucidi, sospiri di sollievo e sorrisi amari. Non c'è una frase fuori posto, non c'è una parola in più o una di meno, è tutto praticamente perfetto e ben calibrato. Com'è possibile?! Non lo so, davvero. Boh. Ma... provare per credere. Bradbury è una droga, e una volta provato, è impossibile resistergli. Io sono già pronto per la mia prossima dose.

mercoledì 27 giugno 2012

"Dentro Jenna" di Mary E. Pearson (recensione)




TitoloDentro Jenna
Titolo originale: The Adoration of Jenna Fox
Autrice: Mary E. Pearson
Traduttrice: Elena Reggiani
Data uscita: 9 dicembre 2009
Editore: Giunti (collana Y)
Pagine: 346
Prezzo: cartaceo 9.90 €, e-book 8.99 €


TramaLa diciassettenne Jenna Fox, dopo più di un anno di coma, si risveglia in un corpo e in un presente che stenta a riconoscere. I genitori le raccontano che è stata vittima di un gravissimo incidente automobilistico, ma sono tante le lacune sulla sua identità e molti gli interrogativi irrisolti sulla sua vita attuale. Perché mai la sua famiglia si è trasferita di colpo in California, abbandonando tutto a Boston? Perché la nonna la tratta con inspiegabile scontrosità? Perché i genitori le proibiscono di parlare del loro improvviso trasloco? E come mai Jenna riesce a ricordare intere pagine del Walden di Thoreau, ma riporta a stento alla memoria stralci disordinati del suo passato? Assetata di verità e inquieta, la ragazza cerca di riappropriarsi della sua vita passata. Guardando i filmati dell'infanzia, strani ricordi riaffiorano nella sua mente confusa e, lentamente, Jenna realizza di essere prigioniera di un terribile segreto.

Il mio commento

Ultimamente sono fissato con la distopia, appena la sento nominare o leggo qualcosa in proposito mi si drizzano le antenne, e quindi mi sono un po' lasciato abbindolare dalla terza di copertina, la quale dice chiaramente che Dentro Jenna è un romanzo ambientato in un futuro distopico. Ma cos'è la distopia? Il dizionario dice:

Distopia s.f. Utopia al contrario; situazione, condizione futura presentata e descritta come negativa, sgradevole e non auspicabile in alcun modo.

Ora, vediamo... c'è in questo libro? Ehm... forse? Non lo so. Se c'è, si nota comunque poco, e non è il fulcro principale della storia. C'è un futuro, in cui la scienza e la medicina hanno sperimentato e fatto passi da gigante, e non sempre in senso positivo, certo, ma da qui a dire che è una situazione invivibile e indesiderabile, secondo me ce ne passa... Diciamo, allora, più semplicemente, che è un romanzo di fantascienza. Ma basta questo per definirlo? Non credo proprio. Chi non ama questo genere, sapendo che si tratta solo di un romanzo fantascientifico, lo lascerà sullo scaffale, e passerà oltre, ma non sa che facendo così sta perdendo l'occasione di leggere un bel romanzo, che va al di là di qualsiasi stupida etichetta.

L'ho iniziato ieri pomeriggio più per curiosità mista a noia che per altro (ci metto sempre un sacco di tempo a decidere il prossimo libro da iniziare, e spesso mi capita di iniziarne anche cinque o sei prima di trovare quello "adatto al momento"), e quando sono andato a dormire avevo letto a malapena una trentina di pagine e nella testa mi frullava un mh, sì, caruccio, mah! Stamattina, invece, andando avanti con la lettura, le cose sono cambiate: mi ha rapito completamente, risucchiato al suo interno, bombardato di domande e spasmodicamente accompagnato alla ricerca di risposte. Sì, perché non è semplicemente un libro da leggere. È un libro da vivere, uno di quelli che ti si aggrappano addosso e non ti danno nemmeno il tempo di tirare il fiato.
È un libro profondo, scorrevole, da bere tutto d'un sorso, che tocca anche temi delicati e importanti (per certi versi mi ha ricordato Unwind), e con capitoli e frasi brevi, e una scrittura semplice, diretta, incisiva.
Ed è anche un libro misterioso, nel quale non mancano i colpi di scena, e... magnetico, in modo quasi ossessivo.

Chi è, o cos'è Jenna Fox? Sì, okay, all'apparenza un'adolescente che ha avuto un incidente, è stata in coma, ora s'è svegliata e ha un'amnesia, non ricorda più niente, bla bla bla. Ma cos'altro?

Bhè, oggi, solo per oggi, Jenna Fox ero io. Con tutte le sue domande, i suoi dubbi, le sue ansie, le sue paure, i frammenti e i ricordi - da quelli più inutili a quelli talmente forti da provocare vertigini - che le piombano improvvisamente nella testa, con gli occhi pieni di... odio? rancore? incomprensione? della nonna e gli occhi stanchi di mamma e papà, con tutti i segreti e le cose taciute, con quella stanza chiusa a chiave che nasconde un terribile segreto, con l'amicizia del Signor Bender e le sue strambe naturalistiche opere d'arte e gli uccellini che mangiano dalla sua mano, con lo sguardo vuoto di Dane che la prende in giro per il suo modo buffo di camminare, e con l'appoggio di Ethan che le dà sicurezza e comprensione e baci caldi che la fanno sentire dannatamente viva.
Oggi sono stato tutto ciò. Cavolo, ma ci pensate?! A cosa può fare un libro per ragazzi, in una giornata troppo calda di giugno passata su un letto sfatto, con poca voglia anche solo di respirare?! Mi ha fatto viaggiare.

Ecco, forse basta questo, per descrivere Dentro Jenna. O forse no.
Magari bastate semplicemente voi, che mandate al diavolo le etichette, i generi, e vi abbandonate per lasciarvi trasportare da questo fiume di parole, da questo oceano di pensieri, dentro la curiosa vita di Jenna Fox. Non ve ne pentirete!



Jenna Fox Chronicles
#1 The Adoration of Jenna Fox, 2008 (Dentro Jenna, 2009)
#1.5 The Rotten Beast (novella), 2011
#2 The Fox Inheritance, 2011 (L'eredità di Jenna, 2012)
#3 Fox Forever, 19 marzo 2013

martedì 26 giugno 2012

Teaser Tuesdays #9



Teaser Tuesdays  è una rubrica ideata dal blog Should Be Reading. Consiste nel prendere il libro che si sta leggendo, aprirlo in una pagina a caso e condividere un passo tratto da quella pagina. Io, però, ho deciso di non seguire la regola della "pagina a caso", ma sceglierò la citazione personalmente (senza fare spoilers, promesso!).

Salve a tutti! Ecco il teaser di oggi:
Il quinto giorno, quando sono riuscita a camminare verso la veranda senza inciampare, mia madre si è messa a piangere e ha detto: «È un miracolo. Un vero miracolo».
«L'andatura è ancora innaturale. Non lo vedi?» le ha detto Lily.
Mia madre non ha risposto.
L'ottavo giorno mio padre è dovuto tornare a Boston per lavoro. Lui e mia madre bisbigliavano, ma riuscivo a sentirli.
Rischioso... devi tornare... andrà tutto bene. Prima di andarsene mi ha preso il viso tra le mani. «Un passo alla volta, angelo mio» mi ha detto. «Sii paziente. Tutto tornerà come prima. Col tempo ogni cosa tornerà al suo posto».
Credo che ora la mia camminata sia normale. La mia memoria invece no. Non mi ricordo né di mia madre, né di mio padre, né di Lily. Non ricordo di aver vissuto a Boston. Non mi ricordo dell'incidente.
Non mi ricordo di Jenna Fox.
Mio padre ha detto che ci vuole tempo. Mi ha assicurato che «il tempo guarisce ogni ferita».
Ho preferito non dirgli che non so cosa sia il tempo.


[da Dentro Jenna di Mary E. Pearson, pagg. 11-12]
Se anche voi volete partecipare, scrivete il vostro teaser nei commenti! A presto e buone letture! ^^

lunedì 25 giugno 2012

Clock Rewinders #6


Clock Rewinders è un appuntamento settimanale che prende spunto dalla rubrica Clock Rewinders on a Book Binge (ideata dai blog On a Book Bender e 25 Hour Books). È praticamente una sorta di "riassunto" della settimana appena trascorsa. Vi troverete, quindi, cos'è accaduto di interessante sul mio blog e su quelli altrui, le mie ultime letture, gli acquisti più recenti, gli ultimi libri aggiunti alla wishlist, la citazione della settimana, e altro che deciderò di volta in volta.

[ la scorsa settimana su storie dentro storie ]
[ la scorsa settimana nella blogosfera ]
[ le mie letture ]
  • Ho terminato la lettura di Il grande mondo laggiù di Ray Bradbury.
  • Ho iniziato e terminato L'Uomo Fuco di Gianluca Morozzi e La donna perfetta di Ira Levin.
  • Sto leggendo Shadowhunters. Città di ossa di Cassandra Clare (mooolto lentamente, ehm) e Molto dopo mezzanotte di Ray Bradbury (sì, è amore).
[ new entry in my library ]
Acquistati
L'Uomo Fuco di Gianluca Morozzi
1984 di George Orwell
Il circolo del diavolo di Daniel Wallace
Ricevuti in regalo
Senza entusiasmo di Florence Seyvos (grazie al mio amico O. ^^)
Wicked di Jessica Spotswood (tramite un concorso sulla pagina FB della Sperling ^^)
Ricevuto per recensione
La donna perfetta di Ira Levin (grazie all'ufficio stampa di Beat Edizioni ^^)
      [ ultimo libro aggiunto alla mia wishlist ]

      (per saperne di più: click sulla copertina)
      [ citazione della settimana ]
      I treni hanno la memoria corta; presto si lasciano tutto alle spalle. Dimenticano i campi di granoturco dell'Illinois, i fiumi dell'infanzia, i ponti, i laghi, le vallate, le casette, i dolori e le gioie. Li sparpagliano dietro di sé, e loro si appiattiscono nell'orizzonte.
      Mi si allungarono le ossa, si coprirono di più carne, la mia mente cambiò per farsi più vecchia, buttai via i vestiti di mano in mano che non mi stavano più, passai dalle medie al liceo, poi ai libri universitari, ai libri di legge. E poi vi fu una ragazza, a Sacramento. La frequentai per un po', e ci sposammo.
      Continuai a studiare legge. A ventidue anni, avevo quasi dimenticato come fosse l'Est.
      Margaret suggerì di andare da quelle parti a trascorrere la nostra luna di miele tardiva.
      Come la memoria, i treni funzionano nei due sensi. Un treno può ributtarti addosso tutti i ricordi che ti sei lasciato dietro tanti anni prima.
      da Il grande mondo laggiù di Ray Bradbury

      [ la mia nuova ossessione canzone della settimana ]


      [...sarebbe bello non lasciarsi mai ma abbandonarsi ogni tanto è utile...]

      domenica 24 giugno 2012

      "La donna perfetta" di Ira Levin (recensione)




      Grazie alla gentilissima Giulia dell'ufficio stampa della Beat Edizioni per avermi inviato una copia del romanzo! :)


      TitoloLa donna perfetta
      Titolo originaleThe Stepford Wives
      Autore: Ira Levin
      Traduttrice: Mariapaola Ricci Dèttore
      Data di uscita: 23 maggio 2012
      Editore: Beat (collana Superbeat)
      Pagine: 183
      Prezzo: 12 €


      TramaÈ il 1972, e New York è un luogo sporco e pericoloso per crescerci dei figli. Così Joanna Eberhart, moglie, madre e fotografa, si trasferisce con la famiglia nell'idillica cittadina di Stepford. Joanna è una giovane americana degli anni Settanta, figlia di un'epoca in cui le femministe mettono al bando busti, giarrettiere e reggiseni e si ribellano all'ingrato destino di graziosi angeli del focolare. Naturale dunque che, una volta a Stepford, stringa amicizia con Bobbie e Charmaine, le sole donne che, arrivate anche loro da poco nella ridente cittadina, appaiono emancipate e brillanti come lei. Nella linda Stepford, infatti, le mogli sembrano tutte stranamente calme e organizzate, deliziose e avvenenti, come splendide bambole agghindate in modo impeccabile. Bambole insulse che adorano fare shopping, pulire la casa e piegarsi senza batter ciglio ai voleri dei loro uomini.

      Il mio commento

      New York è una città viva e vitale ma soprattutto sudicia, soffocante e tormentata dalla criminalità, e la scelta migliore per Joanna e la sua famiglia è quella di trasferirsi nella tranquilla cittadina di Stepford, un posto incantevole, dove tutto è praticamente perfetto e ben organizzato, l'ideale per vivere una vita serena.
      Inizia così, La donna perfetta, con un senso di calma e rilassatezza, come una commediola. Poi però passano i giorni, Joanna inizia a guardarsi intorno, a conoscere i suoi nuovi vicini di casa, e nota qualcosa di strano, qualcosa di lievemente inquietante: le mogli. A parte un paio di eccezioni (le ultime arrivate, prima di Joanna), sembrano tutte fatte con lo stesso stampino. Non ci sono casalinghe disperate, a Stepford, ma 
      donne maniache della pulizia, completamente e perfettamente devote alla casa, ai mariti e ai figli, talmente dedite all'ordine che persino nel carrello della spesa è tutto precisamente allineato.

      Ecco che cosa sono tutte tutte queste alacri mogli di Stepford: attrici di spot pubblicitari, estasiate da detersivi, cere per pavimenti, smacchiatori, shampoo e deodoranti. Attrici bellocce, dal seno generoso ma dal talento limitato, che recitano la parte di massaie suburbane in modo poco convincente, troppo caramellose per essere autentiche.
      Donne senza passioni e senza pensieri, prive di ogni traccia di emotività che possa anche solo minimamente disturbare l'armonia familiare, buone solo a pulire, cucinare e "soddisfare" i propri mariti.
      .
      Joanna inizialmente ha due alleate, Charmaine e Bobbie, che come lei notano l'assurdità di questa cittadina. Dopo un weekend sola col marito, però, Charmaine torna "cambiata", e a Joanna e Bobbie non resta far altro che scoprire la verità, cosa si nasconde dietro quest'improvvisa trasformazione. Sarà colpa dell'acqua che bevono? O dell'aria che respirano? O forse c'è qualcosa di ancora più sconvolgente dietro tutto ciò? C'entra forse qualcosa il Club degli Uomini?
      Ed ecco che quindi, magistralmente, quella calma iniziale va a farsi benedire, e lascia il suo posto ad un clima angosciante, disturbante, ad un'ansia che avvolge la protagonista, in un crescendo di situazioni che la stravolgono e portano a maturare l'idea di lasciare la cittadina. Finché è in tempo.

      Sembra impossibile che questo libro sia uscito nel 1972, in piena rivoluzione femminista. Impossibile perché è assolutamente geniale e maledettamente moderno, oggi, a distanza di quarant'anni. Non oso immaginare l'impatto che deve aver avuto all'epoca! Mi vengono i brividi al solo pensiero.


      La donna perfetta è un romanzo scorrevole, innovativo, provocatorio. Moderno, non solo nel plot narrativo, ma anche nei dialoghi, nella scrittura, nella naturalezza e nell'ironia con cui affronta il sesso (basti pensare ad alcune discussioni tra Joanna e le amiche e al divertente perché non ti lasci acchiappare?).
      L'unico appunto che posso fare, è forse l'eccessiva freddezza di alcune pagine: spesso ci sono asettici elenchi di eventi banali che trasmettono ben poco. Manca un po' di coinvolgimento emotivo. Forse se quegli "eventi banali"  (che poi non sono altro che semplici scene di vita familiare) fossero stati un po' più sviluppati, sviscerati, mi sarei sentito più vicino ai personaggi, avrei vissuto di più la loro vita, la loro quotidianità.
      Ad ogni modo, è stata una lettura piacevole ma anche importante, che porta a continue riflessioni. Un mix decisamente riuscito di mistero, science fiction e thriller. Assolutamente consigliato!

      P.S. Nonostante avessi già visto, anni fa, il film con Nicole Kidman tratto dal romanzo, questa lettura è riuscita comunque a stupirmi. Anzi, ci tengo a precisare una cosa: il romanzo è proprio su un altro (e alto) livello, rispetto alla sua versione cinematografica (edulcorata, più "mainstream", e dal finale banale e buonista).

      sabato 23 giugno 2012

      E per un secondo mi sento al sicuro da me stessa (Gli incubi dei pesci rossi #4)


      Gli incubi dei pesci rossi è una rubrica della mia amica 21 grammi, in cui troverete i suoi "farfugliamenti, le cose personali, le improvvisazioni imperfette e sbavate", insomma... commenti e pensieri di pancia, quello che le viene dal di dentro durante o dopo le sue letture. Le ho dato carta bianca, e lascio a lei la parola...
      - Matteo

      edizione tascabile BEAT
      Blablabla.
      Silenzio.
      "Allora?"
      "Uhm?"
      "Vieni a prenderti un gelato?"
      "..."
      "VIENI O NO A PRENDERTI UN GELATO?"
      No, faccio con l'indice, gli occhi incollati sulle parole.
      "Sei così presa... c'è qualcuno che muore?" ed esce dalla stanza, senza aspettare la risposta.
      No, penso, alzando lo sguardo. Qualcuno che vive.
      Sorrido.


      Venti minuti dopo, commossa, chiudo il libro.
      E ripenso allo strano percorso che disegna durante la lettura. Perlomeno, che ha disegnato in me.
      Se ne avete letto la trama, saprete che questo libro contiene numeri, tanti.  Anche qualche concetto base della matematica. Quindi, secondo me, per rendergli onore dovrei ricorrere proprio ad una nozione di questa disciplina.
      Prendete una linea aperta spezzata. Per capirci, il tracciato di un elettrocardiogramma.
      Per il primo terzo del libro, la linea prosegue dritta. Anzi, anche lievemente calante. Ci viene presentata Mona, un'insegnante di matematica con i suoi tic e stranezze. E poi numeri, numeri, numeri. Non sai dove l'autrice voglia arrivare, né dove ti voglia portare. Al che penso, timorosa: mi sa che sarò l'unica, dati i pareri positivi letti in giro, a non aver capito questo romanzo.
      Poi, qualcosa si muove. Ed ecco che la linea ascende, non eccessivamente ma comunque in maniera considerevole. Succede qualcosa. E inizi a sperare in quel qualcosa, inizi a seguirlo, ad aspettarti che la lettura evolva in quel senso...
      E invece no, bam!, l'autrice sterza bruscamente per concentrarsi su un altro scenario e in un risvolto insperato e anche un po' cruento, se devo dire. E la linea cade a picco pericolosamente. Ed io sono ormai rassegnata al fatto che proprio non l'ho capito, questo libro, anche perché mancano ormai poche pagine, che può succedere in poche pagine, per farlo rianimare?
      Eh, quello che succede (e qui mi riemoziono, e gli occhi si lucidano). Le più belle pagine di tutto il libro, negli ultimi due decimi. Linea che sale, e sale, e sale...
      ...e sto ripensando al cortile con le bolle, all'odore che c'era, sapone sottile e fumo denso, a come mi ha sorpresa a imbrogliare, imbrogliare per perdere, e a come, nel momento in cui me l'ha detto, avrei voluto distruggerlo di gratitudine, farlo a pezzi, passargli sopra con un trattore, all'idea che mi avesse scoperto, chepotessifarmiscoprire.
      E capisco, lì capisco!, finalmente.
      Che tutto, alti e bassi, alti e bassi, hanno un senso.
      E che balla, questo libro, al ritmo della vita.
      Perché questo libro è un po' come lei. Prima dà, poi toglie, poi toglie tanto, e poi ridà tutto. E poi chi lo sa. [Lo scopriremo solo vivendo.]

      prima edizione Minimum Fax
      L'unico appunto, da parte mia, è che avrei accolto con piacere un maggiore coinvolgimento del lettore nella vita affettiva ed emotiva della protagonista, non solo alla fine, come avviene, ma in tutto il libro. Alcune volte l'ho trovato troppo decrittivo di fatti, situazioni, dati oggettivi ed esterni, e poco rivolto al mondo interno di Mona, ai suoi pensieri e alle sue emozioni. Adesso che ci penso, però, forse è stata proprio una scelta dell'autrice, quella di riflettere l'apparente 'freddezza' che sembra mostrare chi ha a che fare con le materie scientifiche, ed indurre il lettore, spronarlo, a mettersi nei suoi panni nonostante l'iniziale difficoltà ad empatizzare.

      In ogni caso.
      Vi piace la matematica? Leggetelo.
      Avete dei tic o stereotipie? Leggetelo.
      Volete immergervi in un libro strano? Leggetelo.
      Volete conoscere personaggi teneri? Leggetelo.
      Avete segni invisibili e vostri? Leggetelo.
      Vi ritrovate in questa citazione?
      Nessuno sceglie di essere strano.
      La maggior parte delle persone non si accorge di essere strano finché non è troppo tardi per cambiare.
      Ma per quanto strano tu possa essere, è possibile che al mondo ci sia qualcuno che ti voglia. [...]
      Perché, quando si tratta dell'amore, neanche gli strani possono aspettare per sempre.
      [dal telefilm Grey's Anatomy]
      Leggetelo.

      venerdì 22 giugno 2012

      Friday Finds #9


      Friday Finds è una rubrica ideata dal blog Should Be Reading e consiste nel condividere le proprie scoperte letterarie della settimana.

      Salve! Siete curiosi di sapere quali sono gli ultimi libri che ho scovato? A me sembrano entrambi estremamente interessanti!

      Il primo è un romanzo uscito lo scorso 16 maggio nella collana Narratori stranieri della Bompiani. Adoro la foto usata in copertina, penso sia davvero bellissima. Trasmette tanta vitalità!

      Titolo: Noi, gli animali
      Autore: Justin Torres
      Pagine: 140
      Prezzo: 16 €
      Tre fratelli si fanno largo nell’infanzia tra battaglie di pomodori, aquiloni fatti in casa, nascondigli dove rifugiarsi durante le liti in famiglia e giochi in punta di piedi mentre la madre dorme dopo il turno di notte. I genitori vengono da Brooklyn, lui è portoricano, lei bianca, e il loro amore è di quelli impegnativi, pericolosi, capaci di fare e disfare una famiglia molte volte. La vita in casa è intensa e totalizzante, in un continuo oscillare tra lacrime ed euforia. A partire da questo forte sentimento di appartenenza, per raccontare l’improvvisa alienazione che un bambino avverte nello scoprire il mondo, Torres reinventa il romanzo di formazione con la forza e lo stupore di un pugno nello stomaco.

      Il secondo, invece, uscirà fra qualche giorno (26 giugno) nella collana Chrysalide della Mondadori. La trama mi intriga particolarmente, sono molto curioso di sapere di che segreto si tratta! ^^

      Titolo: Mi piace vederti felice
      Autore: Rossella Rasulo
      Pagine: 252
      Prezzo: 16 €
      La storia di un’estate ma anche la storia di una vita. Per la vacanza dei suoi diciotto anni Aura progetta un’estate al mare coi suoi migliori amici, Paola e Alessio, e un quarto incomodo, Lorenzo, il fratello di Paola. La meta è l’isola d’Elba, luogo in cui era solita andare in vacanza con i suoi genitori. A Marciana Marina, nella vecchia casa di famiglia, il ritrovamento del diario di sua nonna svela a poco a poco un segreto che sconvolgerà tutta la sua vita. Mentre i ricordi affiorano tra i vicoli del paese, nell’antica torre del molo e lungo le spiagge assolate, nuovi sentimenti si intrecciano a misteri dimenticati, e al ritorno nulla potrà essere più come prima.
      Voi che ne pensate? Avete scoperto qualche libro interessante durante la settimana? Se vi va, fatemi sapere lasciando un commentino!

      giovedì 21 giugno 2012

      "Il grande mondo laggiù" di Ray Bradbury (recensione)



      TitoloIl grande mondo laggiù
      Autore: Ray Bradbury
      Traduttrice: Laura Grimaldi
      Anno di uscita: 2002
      Editore: Mondadori (Piccola Biblioteca Oscar)
      Pagine: 432
      Prezzo: 10 €





      Il mio commento


      "Il più grande mago del mondo".

      È così che Bradbury amava essere definito, e penso non esista una definizione più calzante per descriverlo. Sì, perché se già con Fahrenheit 451 mi aveva folgorato, con Il grande mondo laggiù mi ha dato il colpo di grazia: secondo me, solo un uomo dotato di poteri magici può spaziare tra i generi letterari più disparati con una tale nonchalance, con una tale abilità narrativa, con una tale genialità.

      Trentaquattro racconti, scorrevoli e coinvolgenti, uno più bello dell'altro.
      Certo, ci sono episodi poco riusciti, ma sono davvero pochi, praticamente si contano sul palmo di una mano. Altri, però, sono talmente belli, da lasciarti senza fiato, con i brividi lungo la schiena e le lacrime che vanno per conto loro.

      Ce n'è per tutti i gusti: si passa dai racconti di fantascienza come il malinconico "Erano bruni con gli occhi d'oro" alle tinte un po' thriller de "La città dove nessuno scendeva", dai toni fiabeschi de "L'aquilone d'oro, il vento d'argento" al grottesco de "La bara" alla distopia de "L'assassino", dalle creature più strane (come la ragazzina col potere di entrare nei corpi altrui de "La strega d'aprile" o la sirena di "Sulla spiaggia al tramonto") ai personaggi più semplici e comuni (come la nonnina de "Il commiato", che sente la morte arrivare e saluta tutti i suoi familiari, o la mamma de "La sera", atterrita dalla possibilità di aver perso il proprio figlio), dai toni ironici de "Il grande incendio" a quelli struggenti di "Una medicina per la malinconia".
      C'è la speranza di trovare un mondo migliore o il rimpianto e la nostalgia per quello che abbiamo lasciato, ci sono la solitudine e l'inadeguatezza, la paura e l'angoscia, i sogni e l'attesa, le ansie e le incertezze. Non solo dei protagonisti di queste storie, ma anche dello stesso lettore, che si ritrova a dover fare i conti con i propri demoni.
      E poi, soprattutto, c'è tutta la delicatezza di Bradbury, che stupisce, affascina e ammalia. Perché, in realtà, altro non è che... pura e semplice poesia.